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Nozze gay, i vescovi litigano Galantino sconfessa Bagnasco

Polemica sul voto segreto al ddl Cirinnà, il segretario Cei si smarca: "Non intervengo". Renzi duro: "Decide il Parlamento". Ma i catto-dem lo attaccano: "Usa metodi stalinisti"

Nozze gay, i vescovi litigano Galantino sconfessa Bagnasco

«Il voto segreto lo decide il Parlamento non la Cei». Matteo Renzi «con tutto il rispetto» respinge quella che ritiene una inaccettabile ingerenza da parte del presidente della Conferenza Episcopale (Cei), Angelo Bagnasco, che ieri aveva esortato il Senato a promuovere «la libertà di coscienza con una votazione a scrutinio segreto» per il disegno di legge sulle unioni civili.Ma anche dentro la Cei quello di Bagnasco viene considerato uno strappo da ricucire anche attraverso prese di posizioni assai diverse come quella del segretario della Cei, Nunzio Galantino, che, interpellato sulla questione del voto segreto, preferisce non parlare «per rispetto del Parlamento», marcando così le distanze dalle dichiarazioni di Bagnasco. Affermazioni che vengono ulteriormente chiarite anche dal portavoce della Cei, don Ivan Maffeis. «Bagnasco non intendeva entrare in un discorso tecnico che appartiene alla sovranità delle Camere - puntualizza Maffeis - il suo è stato un appello alla libertà di coscienza». Un appello morale dunque che però provoca l'alzata di scudi di tutti i rappresentanti delle istituzioni repubblicane come i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso.

«Rispetto tutte le opinioni - dice Grasso - ma sulle procedure spetta alle istituzioni repubblicane decidere».È certo che la scesa in campo di Bagnasco getta ulteriore benzina su un confronto già infuocato, attizzando anche lo scontro interno al Pd. Non ci sono soltanto i cattolici di Area Popolare di Ncd e di centrodestra a difendere il diritto di parlare del cardinale infatti ma anche una dem cattolica come la senatrice Rosa Maria Di Giorgi che ritiene «legittimo che la Chiesa e Bagnasco parlino di politica». La stessa senatrice che nei corridoi di Palazzo Madama aveva definito i metodi di Renzi «stalinisti» perché non era stata data possibilità di un reale confronto sulla Cirinnà. E mentre ieri 8 senatori Pd di area cattolica sono tornati a chiedere lo stralcio della stepchild adoption il Pd ha ribadito quanto già annunciato dal capogruppo Luigi Zanda: niente voto segreto. La votazione del provvedimento inizierà martedì ma per il momento il Pd naviga ancora a vista. Il premier Renzi, auspicando che tutti i voti avvengano in modo palese, ha ribadito che non ci sarà lo stralcio delle adozioni e sarà il voto del Parlamento a sciogliere i nodi. I grillini hanno confermato la volontà di votare comunque la legge Cirinnà anche senza il capitolo delle adozioni. Intanto però in Senato si continua a litigare. Per il momento l'unica strada percorribile sembra quella dell'approvazione del maxi emendamento Marcucci, il cosiddetto canguro perché permette di saltare tutte le altre richieste di modifica.

Ma già ieri il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli della Lega, rimproverava a Grasso di aver posto come primo emendamento in votazione proprio il canguro che di fatto impedisce qualsiasi possibilità di confronto.

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