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Nugnes: "Riforma delle autonomie? Meglio cada il governo"

Lo sfogo della senatrice M5S: "Vediamo se le cose cambiano da gennaio. Non mi sembra che si stia andando nella giusta direzione". "Riformare il vincolo di mandato è fascismo"

Nugnes: "Riforma delle autonomie? Meglio cada il governo"

"Che popolo di pecoroni che siamo, mi cadono le braccia, perché sto ancora qui a combattere? Stupida zuccona, testarda e idealista, quanto ti costa in insulti e accuse infamanti provare a ragionare? Che te ne viene?". È su Facebook che la senatrice ribelle Paola Nugnes sfoga tutta la sua rabbia. "Chiuderei volentieri con un Vaffa così come è cominciata".

"A gennaio è stato detto che le cose cambieranno. Vediamo. Anche se non mi sembra che si stia andando nella giusta direzione", ha spiegato la senatrice M5S al Corriere. "Con il decreto sicurezza si è aperto il mar Rosso tra me e la Lega. Questo decreto avrà conseguenze nefaste e gli italiani se ne accorgeranno".

"Si vedrà a gennaio se cambierà la direzione - ha continuato Nugnes -. Non solo nel merito ma anche nel metodo. Se il Parlamento continuerà a essere soggetto all’esecutivo, se si continuerà con i decreti, le fiducie, i tempi stretti. Beh, in quel caso non mi ci ritroverei più in questo Movimento. Vediamo se cambia. Ma i primi segnali sono negativi come la riforma della Costituzione e l’abolizione del vincolo di mandato, che è fascismo. E non c’era nel nostro programma".

La senatrice ha parlato poi della riforma delle autonomie, tema fondante della Lega. "Giorgetti ha detto che se non passa questa norma entro il 15 febbraio, cade il governo. Bene, io dico che se passa la riforma delle autonomie, cade l’Italia. Meglio che cada il governo, piuttosto che l’Italia", ha spiegato che ha poi confessato: "Siamo in molti nei 5 Stelle a pensarla così. Le autonomie sono un rischio troppo grande che non ci possiamo permettere. Molti parlamentari meridionali vedono bene come il Nord vuole liberarsi del Meridione, lasciandolo andare alla deriva.

Non vogliamo l’elemosina, ma il riconoscimento che molta parte della ricchezza del Paese ci appartiene".

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