Politica

Nuova accusa per Sala Ma il sindaco paga la guerra interna tra pm

I magistrati di Milano non mollano l'ex ad di Expo: ora gli contestano la turbativa d'asta

Nuova accusa per Sala Ma il sindaco paga la guerra interna tra pm

Il cerchio si chiude intornoa Beppe Sala appena tre giorni dopo che la stessa sorte era toccata a Virginia Raggi: i sindaci delle due città più importanti del paese si trovano a fare conti con la fine delle indagini da tempo in corso contro di loro, e con la decisione della magistratura inquirente di portarli verso il processo. Anche a Milano, come a Roma, l'ultimo atto avviene in un clima reso pesante da fughe di notizie e dall'ombra di scontri interni alla magistratura.

A Sala l'atto conclusivo dell'inchiesta sugli appalti Expo viene notificato ieri. Era una mossa che ormai il sindaco si aspettava, dopo che il suo difensore aveva fatto visita al procuratore generale Felice Isnardi, titolare del fascicolo: e ne era uscito rassegnato al peggio. Ma ieri su Sala piomba una botta inattesa: la Procura generale lo avvisa di avere raccolto prove a sufficienza contro di lui non solo per il reato di falso in atto pubblico, noto da tempo, ma anche per l'accusa di turbativa d'asta: un nuovo fronte investigativo, aperto dalla Procura generale dopo avere avocato l'inchiesta, sottraendola alla Procura della Repubblica, in implicita ma aperta polemica contro il trattamento morbido che Sala e Expo in generale avrebbero ottenuto dalla Procura quando era gestita da Edmondo Bruti Liberati. Di fatto Sala si trova al centro di uno scontro tra le diverse anime della magistratura milanese, e rischia di pagarne le conseguenze.

Per l'accusa di falso in atto pubblico il provvedimento notificato ieri a Sala non aggiunge nulla a quanto già si sapeva: si tratta del verbale di nomina della commissione aggiudicatrice dell'appalto più importante di Expo, quello per la piastra, rifatto e retrodatato da Sala per non dover riconvocare una seduta. Sia la Guardia di finanza che la Procura all'epoca avevano ritenuto il falso innocuo. Ma per la Procura generale non cambia nulla, il reato c'è comunque.

Privo di conseguenze, leggendo con attenzione l'atto notificato a Sala, rimane in realtà anche il secondo episodio: lo stralcio dall'appalto della piastra della fornitura degli alberi per il sito di Expo, effettuato senza ribassare il valore dell'asta. Secondo la Procura generale, l'operazione venne fatta da Sala su input di «ambienti politici della Regione» per favorire i vivaisti lombardi; per ottenere il verde a costo zero, Expo vara poi una gara separata vinta da una cordata di cui fanno parte i vivaisti Peverelli come fornitori e come sponsor la Sesto Immmobiliare, impegnata nella realizzazione della Città della Salute a Sesto San Giovanni. Valore, cinque milioni. La Procura generale ipotizza uno scambio di fatto tra la sponsorizzazione a Expo e il via libera al cantiere di Sesto. Ma a pagina 17 dà poi atto che l'operazione non va in porto, e il verde di Expo viene comprato a una cifra ben più bassa.

Sotto accusa, insomma, sembrano essere più che operazioni criminali la spregiudicatezza di fondo in cui, in nome della emergenza Expo, vennero saltate le procedure. Ma la botta di immagine per Sala è forte. Il sindaco dichiara «profonda amarezza», rivendica l'operato su Expo, e manifesta la sua intenzione di andare avanti.

Intanto dovrà scegliere se presentarsi in Procura generale per dare le sue spiegazioni, in un ultimo (ma disperato) tentativo di evitare la richiesta di rinvio a giudizio.

Commenti