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La nuova "Maria Elena 3.0": primo alfiere del renzismo e paladino dei diritti civili

Dopo il silenzio imposto dal caso Banca Etruria il sottosegretario è diventata iperpresenzialista

La nuova "Maria Elena 3.0": primo alfiere del renzismo e paladino dei diritti civili

Roma - Ieri la prima edizione del quotidiano torinese La Stampa ha effettuato una scelta singolare privilegiando nell'apertura della prima pagina un'intervista al sottosegretario Maria Elena Boschi rispetto agli incidenti in Piazza San Carlo. In seconda edizione, visti i tragici accadimenti londinesi, il richiamo dell'intervista è finito in basso. Nel colloquio con l'editorialista Linda Laura Sabbadini (già direttore centrale Istat fino all'anno scorso) l'ex ministro ha affermato che «il Pd di Renzi sarà un grande cantiere dei diritti, attento non solo alle norme, ma alla loro attuazione» ribadendo «il suo impegno sulla parità di genere» e sulla lotta alle diseguaglianze «investendo un miliardo e 700 milioni per il contrasto alla povertà».

Argomenti, certo, non di strettissima attualità ma la cui trattazione si inserisce nel processo ricostitutivo dell'immagine di Maria Elena che si potrebbe chiamare «Boschi 3.0» dopo la prima fase ultrarenziana e la seconda maggiormente istituzionale. La cesura che origina questo nuovo periodo è la polemica, scatenata dalle rivelazioni dell'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, sul tentato salvataggio di Banca Etruria nel 2015. Dopo un periodo di silenzio e di minacciate querele, il sottosegretario ha intensificato le apparizioni pubbliche e la presenza sui social network. Prima si è fatta paladina del provvedimento sui vaccini in Consiglio dei Ministri dandone ampio risalto su Facebook e su Twitter. Poi, ha fatto da padrona di casa in un bilaterale con la first daughter Ivanka Trump durante la visita presidenziale americana a Roma. Infine è stata il personaggio italiano più in vista del G7 di Taormina vantando il successo di una manifestazione che, oggettivamente, presentava alcune difficoltà organizzative. E chi c'era accanto al premier canadese quando è venuto nella Capitale? Maria Elena Boschi.

Il fil rouge di tutte queste apparizioni è la sottolineatura della continuità e della contiguità con il governo Renzi. Tant'è vero che mercoledì scorso è stato il sottosegretario a rappresentare il governo all'importante assemblea di Assindustria Brescia ricordando gli effetti positivi del Jobs Act e il piano di investimenti da 47 miliardi. Infine è stata Maria Elena Boschi a suggellare politicamente l'intesa sulla nuova legge elettorale dichiarando il proprio favore al termine della parata. «Sono sempre fiduciosa, quindi spero che l'accordo fra i tre principali partiti - Pd, M5S, Forza Italia - possa ovviamente avere un esito favorevole», ha dichiarato. Tanto attivismo stride con il low profile tenuto dopo il 4 dicembre.

Non pochi pensano che Boschi si stia costruendo un futuro, più renziano, ma sempre un futuro.

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