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La nuova partita di Salvini: si gioca tutto al referendum

Lunedì in Cassazione per chiedere l'abrogazione del proporzionale. Così tenta la spallata al governo

La nuova partita di Salvini: si gioca tutto al referendum

Matteo Salvini accantona la battaglia sull'immigrazione e gioca la partita decisiva sul referendum per cancellare dalla legge elettorale la quota proporzionale. La corsa contro il tempo del leader della Lega si chiude con il via libera da parte di 8 Consigli regionali (Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo e Piemonte, Basilicata e Liguria) al quesito referendario per l'abrogazione parziale del Rosatellum. Ne bastavano cinque. «Ci vediamo lunedì mattina alle 11 in Corte di Cassazione per il deposito del quesito referendario. Avanti così», commenta il senatore della Lega Roberto Calderoli, vice presidente di palazzo Madama. La delegazione leghista sarà composta da Calderoli e da componenti leghisti dei Consigli regionali che hanno approvato stesso. Quindi, spiegano dalla Lega, nessun governatore e nessun capogruppo leghista. Prossima tappa sarà l'esame dell'ammissibilità della richiesta referendaria. Ottenuto il via libera, si andrà al voto in primavera.

Con la mossa del referendum, Salvini muove l'attacco al governo Conte su due fronti: regionali e stop al proporzionale. Con quest'ultima battaglia che rischia di trasformarsi in una consultazione pro e contro il leader della Lega. Una sfida che nasconde insidie e trappole: Matteo Renzi docet. E l'ex ministro dell'Interno sembra ripercorrere le stesse tappe del rottamatore. Salvini si giocherà tutto con il referendum. Provando a neutralizzare i piani della maggioranza giallorossa che punta alla reintroduzione del proporzionale secco: un sistema elettorale che certo non asseconda le ambizioni del Capitano.

Maggioritario o morte: è questo il bivio davanti al quale si trova l'ex ministro dell'Interno. Atteso da una lunghissima campagna elettorale, tra voto in Umbria, Emilia Romagna, Calabria e referendum. Solo con una serie di vittorie, Salvini potrà sperare di dare una spallata all'esecutivo. E nella sfida il segretario del Carroccio dovrà avere un centrodestra compatto al suo fianco. L'obiettivo è andare al voto anticipato. Allontanare lo scenario più nero: restare tre anni all'opposizione.

La corsa di Salvini comincerà lunedì con il deposito del quesito referendario. Il leader della Lega non ha dubbi sull'accoglimento della richiesta: «Abbiamo voluto un referendum per una legge elettorale moderna, pulita, efficace, chi prende un voto in più governa per 5 anni senza inciuci, una legge maggioritaria con i collegi elettorali, dove l'elettore conosce chi vota, non il fritto misto proporzionale che propongono gli altri. In primavera 60 milioni di italiani, se non ci ruberanno anche questo voto, si potranno esprimere su questo». La macchina della propaganda leghista è pronta a partire.

Il fronte del no, dal Pd al M5S, già studia le mosse per fermare l'avanzata di Salvini. Sollevando dubbi sull'ammissibilità del quesito: «Sono fiducioso sul fatto che questo referendum non sarà ammesso perché non contiene quei requisiti minimi che la Corte costituzionale richiede, ma anche se così non fosse sarà il popolo italiano a bocciarlo» tuona Giovanni Legnini consigliere regionale del Pd in Abruzzo. «Li abbiamo lasciati soli davanti al loro quesito. Parlano di popolo, popolo, popolo. Potevano raccogliere 500mila firme e invece il diktat di Salvini ha scelto un'altra strada». Una patata bollente anche per chi dovrà decidere. Basterà poco per far gridare al golpe contro il popolo.

E consegnare nelle mani dell'ex ministro dell'Interno un'altra arma per sparare contro l'esecutivo del Palazzo.

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