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Nuove nubi sul Morandi. I periti denunciano: "Subiamo pressioni"

I consulenti del Gip: «Non siamo sereni» Autostrade rilancia e investe 7,5 miliardi

Nuove nubi sul Morandi. I periti denunciano: "Subiamo pressioni"

L'inchiesta sul Ponte Morandi di Genova si tinge di nero con i periti nominati dal giudice per le indagini preliminari, e i consulenti di alcuni degli indagati, che denunciano di subire «pressioni». Un caso che è finito in Procura in un momento delicatissimo. E che inevitabilmente complica il dossier Autostrade, stretto tra le indagini, la possibile revoca della concessione e gli esposti degli azionisti in sede europea per bloccare l'eventuale affondo del governo. L'esecutivo però non decide e rimanda la questione per l'ennesima volta ai supplementari.

Nel giorno in cui l'azienda ha riunito il cda per annunciare un nuovo maxi piano industriale «salva-concessioni» da 7,5 miliardi (in cui la società nelle intenzioni si gioca il tutto per tutto), il governo ha detto chiaramente che non deciderà a breve sulla revoca. Si va, probabilmente, a dopo le elezioni in Emilia-Romagna per evidenti ragioni politiche (le divisioni sul tema in seno alla maggioranza). E per prendere tempo su una soluzione definitiva. «Il dossier è stato messo a punto, stiamo in dirittura finale», ha detto il premier Giuseppe Conte, che ha anche escluso categoricamente che arrivi oggi in consiglio dei ministri- «Lo porterò in Consiglio dei ministri quando saremo pronti», ha precisato.

Un parto lunghissimo come confermato ieri anche dal ministro dei Trasporti, Paola De Micheli: «Le conseguenze di qualunque decisione» verrà presa sulla concessione di Aspi «sono state e sono in corso di valutazione. Stiamo usando il nostro tempo per fare le cose bene nella maniera più profonda possibile», ha aggiunto. Ma intanto altra carne al fuoco si aggiunge a questo dossier caldissimo. In primis, lo scandalo di queste presunte pressioni sull'inchiesta che si starebbe svolgendo in un clima tutt'altro che mite.

I periti del gip (dunque, imparziali) hanno infatti denunciato al giudice Angela Nutini di «ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del proprio lavoro». Il tutto alla vigilia di una delle udienze del secondo incidente probatorio, oggi in calendario.

Intanto ieri, mentre il cda metteva a punto il piano industriale 2020-2023 del gruppo, un altro degli azionisti di peso esteri, il colosso assicurativo tedesco Allianz, ha presentato alla Commissione Europea un esposto contro la modifica unilaterale dei contratti di concessione introdotta dal governo con il Milleproroghe. Proprio il cambio in corsa di un contratto in essere sarebbe contrario alle norme comunitarie. L'esposto di Allianz si aggiunge alle lettere già da alcuni azionisti del Gruppo Atlantia, come il Gic Fund, il fondo sovrano di Singapore, e da altri azionisti internazionali di Aspi, tra cui il fondo cinese Silk Road Fund.

Un estremo tentativo di convincere il governo a fare un passo indietro sulla revoca delle concessioni, anche se la stessa De Micheli ha ribadito che «la norma non viola il principio pacta sunt servanda». E questo, nonostante i dubbi di parte trovino una sponda anche nel parere del professor Massimo Luciani, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico alla Sapienza, audito ieri alla Camera: «Mi pare che ci siano dubbi di legittimità costituzionale tanto formali quanto sostanziali. E quelli sostanziali non possono essere sanati nemmeno con la legge di conversione», ha detto.

A livello industriale, per tentare di convincere il governo a non procedere con decisioni drastiche, ieri il cda guidato da Roberto Tomasi ha dato il via libera a un piano multi miliardario. La società ha sorpreso il mercato con 7,5 miliardi, tra investimenti e manutenzione. In particolare, salgono a 1,6 miliardi le spese in manutenzione (2 miliardi considerate anche le spese del 2019), con un aumento del 40% rispetto al quadriennio precedente, in linea con le interlocuzioni con il Mit. Prevista anche la completa digitalizzazione delle procedure e dei processi lavorativi aziendali, l'uso di droni per monitorare 1943 ponti e viadotti della rete e la connessione in 5G di tutta la rete che sarà più green grazie a colonnine di ricarica diffuse.

Una carta, attesa, ma che ora metterà all'angolo il governo.

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