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Ombre sulle primarie Pd per il segretario. Prime condanne per gli ex vertici Total

Nuovo filone sulla consultazione in Basilicata. Intanto ieri è arrivata la sentenza dell'indagine 2001 su Tempa Rossa: 47 anni di carcere in tutto

Ombre sulle primarie Pd per il segretario. Prime condanne per gli ex vertici Total

Roma Quando si dice un tempismo perfetto. Proprio nel giorno in cui Renzi attacca la Procura di Potenza dicendo che «ci sono state indagini sul petrolio in Basilicata con la stessa cadenza delle Olimpiadi» senza che queste siano mai arrivate a sentenza, arrivano le prime condanne per corruzione, concussione e turbativa d'asta, a complessivi 47 anni di carcere, per gli ex vertici della Total, alcuni imprenditori e amministratori. Come il governatore della Puglia Michele Emiliano non manca di ricordare al premier: «Sei stato imprudente a parlarne».

Non si tratta della stessa inchiesta che ha portato alle dimissioni da ministro di Federica Guidi, ma di un'indagine del 2008, coordinata dall'allora pm di Potenza Henry John Woodcock, sui lavori per la costruzione del centro oli di «Tempa Rossa», in particolare per le procedure di esproprio dei terreni che avrebbero dovuto ospitare la struttura e la concessione degli appalti per i lavori. In realtà già dal 2001 la magistratura aveva acceso i riflettori sugli «affari petroliferi» della Basilicata e su quello che lo stesso Woodcock, in un'intervista alla Stampa, definisce un comitato d'affari costituito dal management di Total Italia, da imprenditori, pubblici ufficiali, politici e faccendieri».

Ora, quindici anni più tardi, si scopre che il sistema c'è ancora, anzi che è arrivato a lambire il governo. Colpendo in particolare il Pd, a livello locale, ma non solo. Tanto che uno dei filoni dell'inchiesta riguarderebbe anche le primarie del partito democratico per l'elezione del segretario regionale dem in Basilicata. Il tema emerge già nell'ordinanza di custodia cautelare che ha mandato ai domiciliari l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino (Pd), fedelissima dell'ex governatore della Basilicata, Vito De Filippo, anche lui Pd ma di area contrapposta a quella dell'attuale presidente della Regione, Marcello Pittella. Il presidente del Consiglio si è esposto in prima persona rivendicando la paternità dell'emendamento che ha messo nei guai la Guidi e la Boschi, ma i pm non avrebbero alcuna intenzione di interrogarlo nonostante il premier stesso li abbia sollecitati a farlo.

Ma quello politico, scaturito dall'affidamento di appalti e lavori per l'infrastrutturazione del giacimento Tempa Rossa della Total, non è l'unico capitolo dell'inchiesta sul petrolio che i magistrati vogliono approfondire. C'è quello sul centro Oli di Viggiano e sui presunti illeciti nella gestione dei reflui petroliferi che potrebbe portare la Procura ad ipotizzare il reato di disastro ambientale. I cinque arrestati devono essere ancora interrogati, come del resto il sindaco Rosaria Vicino, che sarà ascoltata oggi insieme ai dirigenti locali dell'Eni. Anche il porto di Augusta, a Siracusa, è finito nel mirino dei pm lucani. È questa la tranche dell'inchiesta in cui è indagato per abuso d'ufficio il capo di stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi. L'ammiraglio sarebbe stato in contatto con Gianluca Gemelli, il compagno dell'ormai ex ministro, e grazie a lui avrebbe ottenuto lo sblocco dei fondi per la nuova flotta navale. Gemelli, originario proprio di Augusta, in cambio avrebbe ottenuto commesse per la sua società che si occupa della manutenzione degli impianti petrolchimici.

La polizia lucana nei giorni scorsi è andata in Sicilia per acquisire dall'Autorità portuale le copie di alcuni atti relativi alle concessioni demaniali marittime e altri documenti nel comando militare marittimo.

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