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Nuovo scandalo a Bari. Via un altro assessore

Il titolare al Bilancio indagato per truffa, revocato l'incarico. Il centrodestra: "Frana il sistema Decaro"

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Non si ferma lo tsunami giudiziario su Bari e sui piani alti dell'amministrazione comunale e regionale. Ieri la Guardia di finanza ha perquisito, su decreto della Procura europea, l'assessore comunale al Bilancio Alessandro D'Adamo, al quale il sindaco Antonio Decaro ha subito tolto la delega. È uno dei tre indagati, a vario titolo, per truffa aggravata sui fondi Ue erogati nell'ambito del programma «Garanzia Giovani», ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti tra il 2019 e il 2022.

Il reato viene contestato a D'Adamo non nell'ambito del suo incarico da assessore ma in quanto legale rappresentante di una società di formazione, la Kronos, tramite cui sarebbe riuscito a ottenere i finanziamenti comunitari. Avrebbe ricevuto fondi europei per 8,8 milioni di euro per organizzare corsi di formazione per combattere la disoccupazione e garantire l'integrazione dei giovani nel mondo del lavoro. La maggior parte dei corsi però, secondo l'accusa, non si sarebbe svolta.

L'indagine coordinata dalla Procura Ue e delegata alle Fiamme gialle fa rumore non solo perché D'Adamo è un membro della giunta Decaro, ma anche perché è entrato nell'esecutivo cittadino in rappresentanza di «Iniziativa democratica-Sud al centro». Proprio i movimenti politici locali fondati rispettivamente da Alfredo Pisicchio, ex assessore regionale della scorsa legislatura finito agli arresti domiciliari per corruzione pochi giorni fa con il fratello Enzo, e da Alessandro Cataldo, marito dell'assessora regionale - che si è dimessa due settimane fa - Anita Maurodinoia, dell'attuale giunta di Michele Emiliano. Anche Cataldo, detto «Sandrino», è agli arresti domiciliari (ieri il gip ha respinto l'istanza di revoca) mentre lei è indagata a piede libero nell'inchiesta della Procura di Bari per una presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.

Secondo la Procura Cataldo, per cui con il suo movimento avrebbe inquinato le elezioni amministrative di Bari del 2019, le regionali del 2020 e la tornata elettorale in due comuni minori. Con presunti voti comprati. Ma l'indagine sui fondi Ue, a cui è estranea la giunta barese, non riguarda come detto l'attività politica di D'Adamo. Con lui sono indagati anche la sorella, in quanto referente di una ditta individuale che forniva le docenze agli enti di formazione, un terzo legato alle società - tre quelle sotto il faro degli inquirenti, Kronos, Sinergia e Kronos II - che erano attive nel nell'inserimento nel mondo del lavoro dei giovani, per questo beneficiarie di contributi comunitari.

«Io sono convinto che, anche se l'indagine non riguarda attività legate al Comune ma attività professionali, l'esercizio di una funzione pubblica importante come quella di assessore deve essere al di sopra di ogni sospetto, e quindi appena ho avuto notizia gli ho revocato la delega», ha spiegato ieri il sindaco Decaro.

Ma è l'ennesimo scossone giudiziario e anche politico alla vigilia delle amministrative baresi. «Ogni dichiarazione che faccio sulla Puglia viene strumentalizzata, mi dicono che sono opportunista, ho portato un patto per la legalità - dice il leader del M5s Giuseppe Conte - Ora di fronte a quest'ultimo scandalo giudiziario non mi pronuncio. Lascio che si pronuncino i gruppi dirigenti del Pd e che facciano loro dichiarazioni. Io ho già dichiarato. La nostra posizione è chiara, parlino loro».

Maurizio Gasparri, Fi, attacca: «Noi siamo garantisti.

Ma vediamo questo stillicidio di fatti che sta dimostrando come il blocco di potere Comune-Regione del Pd, guidato da Decaro ed Emiliano, si stia sgretolando giorno dopo giorno».

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