Mondo

Obamacare, che delusione. Trump fallisce al Congresso

L'ala conservatrice dei repubblicani impedisce il varo di una nuova legge. L'ira del presidente: «Aboliamola»

Obamacare, che delusione. Trump fallisce al Congresso

È di nuovo ostruzionismo in Congresso per fermare quella che si sta confermando la più sofferta delle riforme targate Donald Trump, la legge sulla sanità volta a cancellare l'Obamacare. Ma se il testo per sostituire l'Affordable Care Act sembra per ora definitivamente naufragato, dopo l'opposizione di altri due senatori repubblicani, il presidente americano non indietreggia di un passo. Il tycoon punta alla mobilitazione della base per tenere fede a quanto promesso in campagna elettorale, specie alle piccole e medie imprese, per cui la riforma del suo predecessore si è rivelata un macigno per i bilanci aziendali. «I repubblicani devono solo revocare l'Obamacare e lavorare a un nuovo piano per la sanità ricominciando da zero, i democratici ci seguiranno», scrive un Trump furioso su Twitter. E poi tuona: «Lasciamo che fallisca», dicendosi «molto deluso».

Lunedì sera il leader della maggioranza del Grand Old Party in Senato, Mitch McConnell, è stato costretto ad annunciare il ritiro ufficiale del provvedimento, affossato dagli ultimi due senatori dissidenti, Mike Lee dello Utah e Jerry Moran del Kansas. Dopo il loro «no», sommati a quello di Susan Collins del Maine e Rand Paul del Kentucky, i voti assicurati dai repubblicani erano solo 48 sui 100 seggi del Senato, rendendo impossibile il successo del progetto di legge, che negli ultimi giorni era stato emendato per tentare in extremis di incassare il via libera dell'ala più conservatrice del partito. La nuova bozza permetteva alle assicurazioni di proporre polizze differenti di copertura, ma secondo il senatore Lee si trattava di formule comunque «troppo care».

«Lo sforzo di abrogare e sostituire immediatamente il fallimento di Obamacare non avrà successo», ha ammesso McConnell. Il leader Gop quindi ha affermato che il Senato ora «voterà semplicemente l'abolizione» della normativa firmata nel 2010 da Barack Obama, con un «periodo di transizione di due anni per mettere a punto un nuovo sistema».

Ma il piano rischia di rivelarsi un altro buco nell'acqua poiché tre senatori repubblicani hanno già detto che si opporranno a tale ipotesi, la quale potrebbe mettere a rischio la copertura di milioni di americani. Lunedì sera Trump aveva anche invitato alcuni membri Gop del Senato alla Casa Bianca per spingere sul dossier sanità, ma senza successo. E nella sua raffica di tweet mattutini ha criticato «i molti democratici e i pochi repubblicani che ci hanno deluso». «La maggior parte dei repubblicani sono stati leali, incredibili e hanno lavorato duramente. Torneremo», ha promesso, ribadendo che bisogna far «fallire l'Obamacare e poi unirsi per una grande riforma della sanità».

Il Commander in Chief ha manifestato la sua frustrazione anche per le regole di voto del Senato, indicando la necessità di cambiarle: «Deve passare a una maggioranza di 51 voti invece degli attuali 60. Persino parte dell'intera revoca ne richiede 60. Otto dem controllano il Senato. Folle».

Lo stallo sulla sanità, però, rischia di pesare non solo sul gradimento del presidente, ma anche sulle elezioni di medio termine del prossimo anno, e per questo diversi osservatori ritengono che l'amministrazione Usa potrebbe tentare di aprire ai democratici. «La nostra porta per una soluzione bipartisan è aperta, la leadership Gop deve soltanto varcarla», afferma da parte sua il leader della minoranza dem in Senato, Chuck Schumer.

Un obiettivo complesso vista la differenza di vedute dei due schieramenti.

Commenti