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Occhionero spiava i notai e "monitorava" l'Antimafia

Una trentina i professionisti nel mirino. Quella strana telefonata sulla Bindi: «Svelerà gli elenchi dei massoni»

Occhionero spiava i notai e "monitorava" l'Antimafia

Tutti nel mirino, compresi i notai. Nell'elenco allegato all'ordinanza si moltiplicano gli obiettivi del lavoro di spionaggio che, secondo la Procura di Roma e la Polizia postale, Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria avrebbero portato avanti da tempo. L'elenco dei presunti spiati è diviso da uno spartiacque non indifferente. Da una parte i 1.936 utenti dei quali, sui server riferibili agli Occhionero, oltre ai dati informatici di accesso alle caselle email erano presenti anche le password. Ci sono poi una serie di esponenti istituzionali che erano finiti anche loro monitorati da Eyepyramid, il malware che Giulio Occhionero avrebbe utilizzato per infettare i pc dei suoi bersagli. Qui c'è il nome di Mario Monti e c'è anche quello di Matteo Renzi, il cui account Apple non sarebbe però stato violato. Ma dall'allegato saltano fuori altre vittime eccellenti delle attenzioni della centrale di dossieraggio. Come Stefano Fassina di Sinistra italiana, o Nicola Latorre, senatore dem e presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama, o ancora l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il ministro degli Esteri del governo Monti Giuliomaria Terzi di Sant'Agata, e pure il leader di Ala, Denis Verdini, per finire con il senatore di Ncd Paolo Bonaiuti.

Colpisce, però, anche il gran numero di «bersagli» che le presunte spie avevano individuato tra i notai. Forse per carpire informazioni riservate da una categoria strategicamente rilevante. O forse, come fatto anche per gli studi legali e per i commercialisti «violati» dal file Eyepyramid, per usare quei pc «conquistati» come basi di partenza per spedire alle vittime le email contenenti il malware che Occhionero avrebbe personalizzato. E i destinatari, di fronte a una missiva elettronica il cui mittente era uno studio affermato, hanno spesso abbassato la guardia.

E così nell'allegato all'ordinanza ci sono almeno una trentina di indirizzi di posta elettronica relativi ad account email del Consiglio nazionale del notariato, riferibili a professionisti di tutta Italia, più una quindicina di account privati di altri studi notarili. Alcuni «deformati» nel nome (ne parliamo nello Spillo, in questa pagina), altri riportati correttamente, come il notaio Gianluca Napoleone di Civitavecchia, quello davanti al quale avvenne la stipula della famosa casa con vista Colosseo dell'ex ministro Claudio Scajola. E a quanto pare finito pure lui - il notaio - «attenzionato» chissà perché dagli Occhionero.

Al netto del dubbio che a muovere i fili dei fratelli fossero interessi d'oltreoceano, infatti, allo stato si cerca ancora di capire quale fosse lo scopo del presunto spionaggio - anche se Occhionero nega di aver svolto attività illegali. Di certo i primi a mettere le mani sul malware per analizzare il metodo degli Occhionero, la società Mentat solutions, si erano limitati un anno fa alla considerazione essenziale: «La finalità ultima sembra quella di sottrarre informazioni riservate e documenti sensibili e inviarli a un'entità di natura sconosciuta che gestisce la rete del virus». Ma l'entità altro non era, allo stato delle indagini, che il pc di casa di Giulio, dove il flusso di dati «rubati», e poi selezionati sui server all'estero che ospitavano l'intero «malloppo» digitale, concludeva la corsa. Lì ci arrivavano solo le informazioni che Giulio desiderava, selezionando parole chiave nel testo delle email o in quello digitato dalle inconsapevoli vittime sulle tastiere dei pc. Ma è ancora da accertare che cosa poi facesse l'ingegnere di questa messe di dati e informazioni sottratte ai pc controllati grazie al malware.

Nemmeno nelle intercettazioni c'è molto che spieghi il fine ultimo di questo rastrellamento meticoloso. Di solito Giulio e la sorella Francesca Maria parlano di lavoro, della sua (di lui) passione per le certificazioni informatiche, di gite al lago, di possibili trasferimenti all'estero e della mamma. Mai di potenziali, ulteriori clienti o personaggi interessati al loro lavoro sulle vite degli altri. Occasionalmente i due parlano anche di Rosi Bindi, presidente della commissione Antimafia.

Succede l'otto agosto scorso, quando Giulio confida alla sorella «che la Bindi pubblicherà gli elenchi della loggia sui giornali poiché la commissione parlamentare ha chiesto l'acquisizione degli elenchi a seguito della storia della Calabria e la Bindi secondo lui sembrerebbe intenzionata a passarli ai giornali».

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