Cronache

Offriva la figlia agli amici Ma non andrà in carcere

Un cavillo sulla prescrizione salva il papà-orco Violentava e faceva stuprare la bimba di 8 anni

Offriva la figlia agli amici Ma non andrà in carcere

Salta il calcolo di una aggravante, e una lunga serie di orrori rimane senza un colpevole. Il nome dell'orco che per anni ha violentato una bambina della provincia di Treviso si conosce perfettamente: è suo padre. Sulla sua colpevolezza non ci sono dubbi. Eppure non farà nemmeno un giorno di cella. Dopo che le Sezioni unite della Cassazione hanno emesso, il 9 giugno scorso, una decisione innovativa sul calcolo delle prescrizioni, una delle aggravanti per cui l'uomo era stato condannato a dieci anni di carcere non incide più sul calcolo dei tempi di prescrizione. Così i giudici veneziani sul cui tavolo è approdato il fascicolo non hanno potuto fare altro che prendere atto della realtà. Codice alla mano, il reato di violenza sessuale continuata è ormai prescritto. E l'uomo è stato prosciolto.

Tutto accade nella profonda provincia veneta, in un contesto di degrado e di alcolismo. Nel 1995, quando ha appena otto anni, una bambina viene inghiottita nell'incubo scaturito dalla separazione dei suoi genitori. Il padre, da sempre incline all'alcol, inizia a bere sempre di più. E la sua rabbia oltre alla ex moglie prende di mira la bambina. Attenzioni sempre più pesanti, fino al primo stupro. La piccola non trova la forza di denunciare, e le violenze si ripetono. L'approccio è sempre lo stesso: la va a prendere, le dice «andiamo alle giostre», poi la porta a letto. Fino al dettaglio più terribile: il padre la mette in mezzo, la offre agli amici del bar, la condivide con loro come una bottiglia.

Otto anni dopo, il mostro trova una nuova compagna, e per la bambina è l'inizio di una nuova vita. Le attenzioni del padre si allontanano da lei. Ma le ferite che gli abusi hanno tracciato nel suo animo sono ormai profonde. La bambina ormai è una ragazza di sedici anni, ha un suo fidanzatino, ed è a lui che un giorno trova la forza di raccontare l'orrore che ha attraversato. Poi si confida coni fratelli. E infine trova la forza di denunciare il padre.

L'inchiesta della Procura di Treviso conferma in pieno il racconto della ragazza, in primo grado l'uomo viene condannato. Ma sarà ora la magistratura del capoluogo veneto a spiegare come sia stato possibile, se le prime denunce sono di poco successive al 2003, che per arrivare al giudizio di appello si sia dovuto attendere il 2017.

Lente le indagini preliminari o lento il processo? In ogni caso, la vicenda di Treviso non è il primo episodio di questo genere: nel febbraio scorso a Torino uno stupratore seriale è stato prosciolto grazie alla prescrizione, perché in dieci anni la locale Corte d'appello non era riuscita a celebrare il processo di secondo grado a suo carico.

In quell'occasione, il ministro della Giustizia Andrea Orlando annunciò l'invio a Torino dei suoi ispettori per capire come fosse stato possibile un simile ritardo. Accadrà la stessa cosa a Venezia?

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