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Oggi come 40 anni fa. Quella lezione di Moro sul compromesso

Assistiamo alle prove generali di un accordo tra forze diverse. E la posta in palio è la stessa

Oggi come 40 anni fa. Quella lezione di Moro sul compromesso

Aldo Moro era il garante presso americani, inglesi e francesi del grande compromesso fra comunisti italiani e la Democrazia cristiana che rappresentava tutto il potere politico ed economico. Per questo e soltanto per questo fu catturato con una operazione da commando, rapito, torturato attraverso il terrore e abbandonato da chi poteva salvarlo.

I verbali dei suoi interrogatori furono ritrovati anni più tardi a Milano dietro un termosifone in via Monte Nevoso, trasferiti al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa il quale fu a sua volta abbandonato e giustiziato a Palermo con la povera moglie in un modo che non si era mai visto prima. Né dopo. Fu non uno solo, ma una catena di delitti vincenti perché impuniti malgrado le apparenze.

La Cia, come hanno dimostrato i documenti, era totalmente a favore perché Berlinguer accettava di tagliare il cordone ombelicale con l'Unione Sovietica in cambio della patente di accesso al governo. Aldo Moro aveva accettato di essere il notaio e garante dell'accordo detto «Compromesso Storico» avviato dalla pubblicazione di alcuni articoli di Enrico Berlinguer sul settimanale Rinascita come riflessione sul colpo di Stato in Cile che aveva liquidato il governo filocastrista cileno di Salvador Allende nella crudele logica della guerra fredda. La maggior parte dei dirigenti comunisti italiani aveva più paura dei sovietici che degli americani e alcuni già collaboravano con gli Stati Uniti. Mosca vide la minaccia e decise di disinnescarla seguendo il vecchio adagio di Stalin: «Dove c'è uomo, c'è problema. Non più uomo, non più problema».

I due uomini chiave erano Moro e Berlinguer. Un attentato a Sofia in Bulgaria con il solito camion di traverso, per poco non costò la vita a Berlinguer che fu prontamente recuperato da forze speciali mandate da Francesco Cossiga, braccio destro di Aldo Moro. Coloro che volevano bloccare il compromesso decisero allora di liquidare il garante Moro usando un nucleo di brigatisti rossi agli ordini dei servizi tedeschi orientali della Stasi e del Kgb sovietico. Quando nel 2005 mi recai Budapest con la Commissione parlamentare Mitrokhin di cui ero presidente, il Procuratore generale ungherese ci mostrò una valigia di cuoio verde piena di carte: «Qui ci sono disse tutte le prove sui brigatisti rossi diretti dal Kgb. Purtroppo non ho la libertà di consegnarveli senza l'autorizzazione russa a causa dei trattati bilaterali firmati dopo la fine della guerra fredda».

La posta in gioco, allora come oggi, era un grande compromesso non a caso definito «storico» perché era giocato come una carta nel conflitto fra Est e Ovest. Il Pci cambiò linea e seguitò a rifornirsi di finanziamenti sovietici mentre Moro finì sepolto sotto tonnellate di ipocrisia e di menzogne. È così che oggi celebriamo quaranta anni di imbrogli e insabbiamenti che hanno fatto apparire gli agenti brigatisti come bravi ragazzi che avevano un po' esagerato. Oggi assistiamo alle prove generali o almeno ai tentativi di prova per un compromesso che nelle intenzioni non gridate dovrebbe portare al distacco dell'Italia dal nucleo fondante europeo, che non potrà mai essere riformato se non restando fortemente e saldamente in Europa.

I tempi sono diversi, le poste in gioco però non sono troppo lontane. La recente uscita del Regno Unito dall'Europa ha ricucito una nuova grande alleanza anche commerciale fra i popoli di lingua inglese sulle due sponde dell'Atlantico mentre in Europa l'asse franco-tedesco comanda come club esclusivo ma pronto ad accogliere l'Italia in condizioni di sicurezza. Su quel ticket d'ingresso si gioca oggi la partita italiana, senza più mezze misure: dentro o fuori?

Oggi come quaranta anni fa si prospetta però una disarticolazione italiana nella rete dei grandi compromessi su cui ruota il benessere e l'indipendenza del nostro Paese.

Quaranta anni fa finì male: non solo Moro fu ucciso insieme al progetto che tutelava, ma si instaurò il sistema ferreo di falsi storici trasformati in religione di Stato che ancora comanda nelle televisioni statali che manipolano conoscenza e memoria di chi quaranta anni fa non c'era, non sa e non saprà mai.

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