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Omicidio di Asti, 30 anni a Folletto

Uccise la tabaccaia Fassi, riconosciuta l'aggravante della crudeltà

Omicidio di Asti, 30 anni a Folletto

Si è messo a piangere Pasqualino Folletto quando il giudice Alberto Giannone ha letto la sentenza che lo ha condannato a trent'anni di carcere per aver barbaramente ucciso con 44 coltellate, la tabaccaia di Asti, Maria Luisa Fassi. Il Gup ha sostanzialmente accolto l'impianto accusatorio del pm Luciano Tarditi, che aveva chiesto l'ergastolo. Un piccolo sconto, quello concesso a Folletto, che però mantiene intatta l'aggravante della crudeltà, la piena capacità di intendere e di volere dell'uomo durante il massacro, nonché il riconoscimento di un'aggravante ulteriore mai contestata prima, ossia quella di aver compiuto il grave reato di omicidio per portarne a termine un altro, quello della rapina.

Pesante ma puramente formale, la condanna al risarcimento danni per le parti civili, rappresentate dall'avvocato Pierpaolo Berardi: 250 mila euro per il marito, altrettanti per il figlio, per la figlia e i genitori, oltre a 75 mila euro per la sorella di Maria Luisa Fassi. Per un conto totale di un milione e 325 mila euro. Una richiesta che resterà sulla carta, perché Folletto non dispone di un patrimonio tale da soddisfare le richieste della parte civile. Le motivazioni della condanna sono attese entro i prossimi tre mesi. Silvia Merlino, l'avvocato che difende Folletto, ha già annunciato che presenterà ricorso. «Soprattutto - ha detto il legale - mi batterò per far decadere l'aggravante della crudeltà». Terminato il processo, la prima telefonata fatta dall'avvocato Berardi all'uscita dall'aula, è stata per il marito della vittima, Valter Vignale. «Riteniamo - ha commentato il legale - si tratti di una pena congrua rispetto al delitto compiuto con tanta efferatezza. Nulla potrà restituire Maria Luisa alla sua famiglia, ma questa condanna certamente potrà dare un senso di giustizia a chi si trascinerà, per tutta la vita, un grande dolore».

Pasqualino Folletto, il 4 luglio di un anno fa, uccise brutalmente Maria Luisa Fassi, che aveva appena aperto la sua tabaccheria in corso Volta. Venti giorni dopo, l'uomo era stato arrestato dai carabinieri che avevano messo in campo una task force di investigatori con esperti del Ros arrivati da Roma. Ad incastrare il killer erano stati anche alcuni fotogrammi ripresi da una telecamera di un locale vicino alla tabaccheria. Folletto, messo alle strette, aveva confessato. Il pm Tarditi e l'avvocato di parte civile Berardi, avevano chiesto una condanna all'ergastolo: lo sconto di un terzo della pena, previsto in caso di rito abbreviato, non doveva portare - secondo il pubblico ministero - «solo» ad una condanna a 30 anni. Per l'accusa, come riconoscimento all'imputato di non aver fatto perdere tempo ad una Corte d'Assise, sarebbe bastato escludere i tre anni di isolamento. Secondo il pm la confessione valeva ben poco come attenuante. Il killer, infatti omise un particolare: dopo aver massacrato Maria Luisa, prima di fuggire aveva preso decine di «gratta e vinci» che poi utilizzò nei giorni successivi, incassando le vincite in altre tabaccherie.

Di diverso avviso i legali di Folletto, che hanno sempre sostenuto come la ludopatia ossia la dipendenza dal gioco - di cui è affetto l'imputato, avrebbe dovuto costituire un'attenuante.

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