Cronaca giudiziaria

Omicidio Cella, giallo senza fine. "No al processo"

Non luogo a procedere per la donna accusata di averla uccisa. La rabbia della madre: «Ha perso la giustizia»

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Un delitto che salvo colpi di scena rimarrà senza colpevoli. Aveva 25 anni Nada Cella quando venne uccisa nello studio di commercialisti di Chiavari in cui lavorava la mattina del 6 maggio del 1996. Anni di processi, inchieste, accuse, difese pettegolezzi. Ieri l'ultimo (per ora) capitolo. Annalucia Cecere, la donna indagata per l'omicidio di Nada, è stata prosciolta dall'accusa di omicidio volontario aggravato. «Non luogo a procedere», la decisione del giudice. La stessa presa anche nei confronti del commercialista Marco Soracco, 62 anni, l'uomo per cui Nada lavorava, e della madre di quest'ultimo Marisa Bacchioni, novantenne. Entrambi erano imputati per favoreggiamento e false dichiarazioni all'autorità giudiziaria. Possibile adesso un ricorso ma non è ancora chiaro se questa ulteriore passaggio si celebrerà. Stando così le cose, nessun processo e caso ancora aperto.

Le indagini erano state riaperte due anni fa grazie al lavoro della criminologa Antonella Pesce Delfino, ingaggiata dalla famiglia Cella. Nel rileggere gli incartamenti dell'inchiesta, era emerso che nei momenti immediatamente successivi al delitto ella ragazza, i carabinieri avevano trovato in casa della Cecere cinque bottoni uguali a quello rinvenuto sporco di sangue sul luogo del delitto. Un particolare che però né i carabinieri né il magistrato di allora aveva riferito ai titolari dell'indagine. Nel mirino anche le testimonianze secondo cui Nada Cella, nelle settimane precedenti al delitto, avrebbe riferito di grosse somme di denaro transitate per lo studio e si sarebbe detta infastidita dalla avances di Soracco. Piste non considerate sufficienti per andare a processo.

«Ha perso la giustizia, non noi», ha commentato con amarezza Silvana Smaniotto, la madre di Nada. «Non c'è la aspettavamo. Siamo dispiaciuti, credevo in una celebrazione del processo giusto e doveroso. Ma il giudice ha deciso così. Ora aspetteremo le motivazioni, poi se ci saranno gli estremi, sicuramente andremo in appello. I fatti sono stati ricostruiti dalla Procura e dalla polizia giudiziaria che hanno fatto un lavoro enorme. Il fascicolo è composto da una immensità di atti, evidentemente per il giudice non sufficienti», ha commentato l'avvocato della famiglia Sabrina Franzone.

Di avviso opposto ovviamente i legali degli imputati. «Siamo molto soddisfatti del proscioglimento. Ce lo aspettavamo perché gli indizi erano molto labili», spiegano Giovanni Roffo e Susanna Martini, avvocati della Cecere. «Gli indizi non erano gravi, precisi e concordanti. Carte alla mano, abbiamo cercato di fare capire la logicità della linea difensiva, mentre la linea dell'accusa aveva incongruenze profonde».

Adesso gli inquirenti proseguiranno in qualche modo le loro indagini per cercare di risalire a chi ha ucciso Nada Cella. Anche passando per l'individuazione di chi già nel 1996, fece telefonate anonime alla polizia per accusare del delitto Annalucia Cecere, tirando in ballo una storia di gelosia nei confronti della vittima. Ipotesi, accuse, congetture.

Quel che è certo oggi è che ha distanza di quasi 28 anni da quella tragica mattina, l'assassino di Nada non ha ancora un nome.

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