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Ora la Boldrini vuole fare anche lo sceriffo del web

La presidente della Camera s'intesta la crociata contro i falsi. Ma non vigila: ci si iscrive pure coi profili finti

Ora la Boldrini vuole fare anche lo sceriffo del web

Bufale, fake news e post verità. Quella che Laura Boldrini ha giurato al web si tratta di una battaglia senza esclusione di colpi. Un'autentica crociata. Tanto da spingerla nei giorni scorsi a lanciare una raccolta firme in pompa magna dal titolo #Bastabufale. Peccato si sia dimostrata essere anch'essa un po' farlocca.

Andiamo con ordine. Il testo dell'appello è una raccolta di belle parole contro la Rete “luogo di operazioni spregiudicate” in cui si annidano loschi personaggi capaci di creare vere e proprie “fabbriche di bufale a scopo commerciale” o per “propaganda politica”. Il nemico numero uno della Boldrini sono, ovviamente, i cosiddetti “troll”, ovvero profili falsi spesso fonti inesauribili di notizie inventate. È lecito aspettarsi, dunque, che nel lanciare il sito per la raccolta di adesioni al suo appello (bastabufale.it), la presidente abbia fatto di tutto affinché fosse a prova di impostori. E invece no. Insieme a testimonial d'eccezione come Francesco Totti e Fiorello, spunta pure Sandro Il Bufalaro. Chi è? Nessuno, è un troll. Un finto firmatario inventato da noi. Così quando la presidente presenterà le sue firme ai rappresentanti del mondo della scuola, dell'informazione e dei social network, si ritroverà all'interno pure la sigla de Il Bufalaro. Credibile come campagna contro i fake, no?

Al momento non ci sono arrivate mail di cancellazione dell'adesione. Tutto tace. Per aderire all'appello, in fondo, ci è bastato scrivere nome, cognome, indicare una mail e risolvere un'operazione matematica da prima elementare. Subito è arrivata una mail di conferma: “Carissimo Sandro Il Bufalaro – si legge - La tua firma è un atto di responsabilità”. Firmato: Laura Boldrini.

Fa sorridere. Ma bastabufale.it è solo l'ultimo dei round giocati dalla presidente contro il web. Ieri sulle pagine di Repubblica ha inviato una lettera al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, chiedendogli senza mezzi termini di prendere posizione e farsi carico della "responsabilità" di bloccare "l'odio" sui social network, la diffusione delle fake news e via dicendo. Un elenco infinito.

Boldrini ha imbracciato un mitra con troppi caricatori: spara pallottole contro la notizie false; proiettili contro i commenti d'odio; bombe addosso ai gruppi Facebook che inneggiano a Mussolini; e stilettate contro i “contenuti discriminatori o razzisti”. Un minestrone che rende potenzialmente pericolosa la crociata presidenziale. Nessuno mette in dubbio, infatti, che diffondere il video intimo di una ragazza al solo scopo di umiliarla sia una pratica da ostacolare con tutte le forze. La tragedia di Tiziana Cantone, suicidatasi per la vergogna, lo dimostra ampiamente. Ma quando si entra nel capitolo delle fake news, il discorso si complica. Il pianeta della Rete somiglia più ad un prisma che ad una linea retta. E non è sempre facile dividere il bianco dal nero.

L'altra faccia della post verità è infatti un pensiero dominante digitale capace di trasformare in bufala tutto quello che non coincide con le brillanti idee di pochi illuminati. Olimpo su cui, ovviamente, si è ritagliata un posticino pure Laura Boldrini. Viene da chiedersi, però, sulla base di quale legge vengono scelti i giudici autorizzati a distinguere una balla dalla realtà. Nessuno lo sa.

L'importante è che appartengano al Pantheon dei radical chic.

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