Politica

Ora la caccia al poliziotto si fa con i post su facebook

Dopo Ilaria Cucchi anche Lucia Uva, sorella di un giovane morto mentre era agli arresti, pubblica la foto del presunto responsabile

D opo Ilaria Cucchi, anche Lucia Uva (sorella del Giuseppe, morto in ospedale mentre era agli arresti. «Insufficienza respiratoria con conseguente edema polmonare» il referto medico. Procedimento giudiziario in corso) ha voluto affiggere alla sua bacheca digitale la foto un poliziotto. Per la prima, quella era la faccia di chi aveva ucciso Stefano; per la seconda, la faccia «di chi era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe». Sfumature, per una gogna mediatica che ha tutto l'aspetto di un tiro a segno. Naturalmente sia Ilaria Cucchi che Lucia Uva, in questo pienamente concordi, invocano la non violenza. «Ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza», così la Cucchi. «Comportiamoci da persone intelligenti: niente offese come loro hanno fatto coi nostri cari, niente guerra. Noi vogliamo solo la verità e giustizia per tutti», così la Uva.Intelligente e non violento, non aggressivo, sarebbe dunque divulgare a mo' di foto segnaletica i volti di coloro che si dà per certo abbiano ucciso o «fatto del male» a due persone in stato d'arresto. Intelligente e non violento, non aggressivo, farlo senza che un tribunale abbia sentenziato sulle responsabilità dei due agenti dell'ordine, innocenti, in uno Stato di diritto, fino all'eventuale condanna definitiva. Potrebbe essere - e ci piacerebbe fosse - candore il vedere le cose così. Ma nella ostinata volontà di dargli all'untore, di criminalizzare il «sistema», emerge, invece, il calcolo freddo e strumentale.Accompagnato dalle lusinghe della «visibilità», che può esser sempre messa a capitale, c'è, nelle iniziative della Cucchi e della Uva, un malsano riflesso eversivo che vorremmo fosse confinato con fermezza: da un lato il richiamo alla supremazia della giustizia da tribunale del popolo, che sentenzia senza star a perder tempo con pandette e brocardi, guidato solo dal suo rancore. Dall'altro una sollecitazione alla caccia al poliziotto, liquidato come carniere non per quello che ha fatto o non ha fatto, ma per il solo motivo d'esser tale, uno sgherro.

E l'esperienza purtroppo insegna che di quel genere di cacciatori c'è sempre abbondanza.

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