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La "rivolta" dei ruiniani contro il no dei vescovi al dialogo con Salvini

L'ex vertice della Cei Nunzio Galantino ha chiuso alle "vecchie collateralità" dopo le frasi di Ruini sul dialogo con Salvini. E i laici allora si organizzano. Nasce l'associazione dei "Ruiniani", che è presieduta dall'onorevole Eugenia Roccella

La "rivolta" dei ruiniani contro il no dei vescovi al dialogo con Salvini

La Cei non ha intenzione di aprire le porte alla dialettica con la Lega e con le forze affini? Nel caso fosse davvero così, vorrà dire che ci penserà qualcun altro. Le dichiarazioni del cardinal Camillo Ruini, quelle sulla necessità che la Chiesa cattolica dialoghi anche con Matteo Salvini, stanno producendo effetti.

Uno di questi - forse il più importante - è la costituzione di un'associazione, denominata "Progetto Culturale", che intende in qualche modo dare seguito alle indicazioni dell'ex vertice della Cei. Sono i cosiddetti "Ruiniani" d'Italia: coloro che la pensano come il cardinale. Gli stessi che magari rimpiangono un episcopato attento a non alimentare fenomeni di polarizzazione politica e schemi troppo divisivi. Il presidente di questa rinnovata realtà è un'ex onorevole di Forza Italia, ossia Eugenia Roccella, che è stata una delle protagoniste indiscusse della stagione in cui i vescovi italiani hanno triangolato volentieri con le forze politiche in funzione di quello che viene chiamato "bene comune". Ricorderete del caso di Eluana Englaro. All'epoca la questione migratoria non era ancora esplosa. Le priorità dei consacrati della Cei erano altre. E le battaglie bioetiche rappresentavano il principale interesse dei presuli del Belpaese.

Onorevole Eugenia Roccella, qualcuno ha paura del cardinal Ruini?

Sembra di sì. La sua intervista al Corriere è ormai di oltre 20 giorni fa, e da allora proseguono ininterrotte, ogni giorno, le prese di posizione a favore o contro. Il motto del cardinale, quando guidava la chiesa italiana, era "meglio contestati che irrilevanti", ed è evidente che la sua capacità di influire sul dibattito pubblico è rimasta immutata. Alcuni hanno rasentato il ridicolo per la violenza delle espressioni usate (ricordo che c'è chi ha parlato di Hitler), ma in genere l'acidità di certi commenti la dice lunga su quanto le misurate e sagge parole di Ruini, sia sul rapporto con la Lega che sulla delicata questione dei sacerdoti coniugati, abbiano dato fastidio.

Ma dialogare con il centrodestra non dovrebbe essere prassi per il mondo ecclesiastico?

La Chiesa ha una lunga tradizione di alta diplomazia, che è stata spesso preziosa per appianare o ammorbidire i conflitti, e ha sempre dialogato con chiunque, anche con regimi ostili e dittatoriali. E' normale che parli con i rappresentanti del centrodestra italiano, non farlo vuol dire dare di sé un'immagine schierata, di parte, e consegnarsi all'irrilevanza. Ma aldilà dei commenti di qualcuno, sono convinta che la Cei sia ben consapevole di questo, e che agirà di conseguenza.

Eppure Galantino ha detto "no" alle "vecchie collateralità"...

Qui non si tratta di collateralismo, che non c'è più dai tempi della fine della DC. Proprio per questo è più che mai necessario che la Chiesa parli con tutte le forze in campo. La visione creaturale dell'uomo fatto a immagine di Dio, e quindi l'idea della centralità della persona, la stessa concezione della politica come mezzo per perseguire il bene comune, si sta perdendo man mano che avanza la secolarizzazione, e che l'occidente, l'Europa in particolare, smarrisce le proprie radici cristiane. E' fondamentale oggi che la Chiesa faccia sentire la sua voce, e che sia un forte riferimento per tutti, anche per i non credenti.

Qual è l'obiettivo della associazione che avete costituito?

Non è certo casuale che la nostra associazione prenda il nome dal famoso "Progetto culturale" di Ruini. E' da lì che vogliamo partire, dall'idea che il cristianesimo possa e debba influire sulla cultura contemporanea, intendendo per cultura non solo quella "alta" ma quella che viviamo tutti i giorni, il nostro stile di vita, la mentalità, il costume. I cattolici sono tra i pochi ad avere ancora una visione, un progetto per il nostro paese. Vogliamo poterlo offrire anche alla politica, che è sempre meno disposta a costruire il domani, perché deve inseguire il consenso giorno per giorno, in una perenne campagna elettorale.

Lei rimpiange i tempi della cosiddetta "gestione Ruini" della Cei? Il caso Englaro fu esemplificativo..

Ruini è persona di grande intelligenza e carisma, ed è stato protagonista di una stagione molto intensa, in cui per esempio sulla questione antropologica, sulla difesa della vita umana e della famiglia, c'era un grande dibattito, che si allargava oltre il mondo cattolico: era l'epoca degli "atei devoti", l'epoca in cui il caso Englaro aveva scatenato una discussione che coinvolgeva l'intero paese. Per salvare una vita umana si arrivò al conflitto tra le più alte cariche dello stato: Berlusconi, allora presidente del consiglio, e Napolitano, presidente della repubblica, che rifiutò di firmare il decreto legge che avrebbe impedito la morte per fame e sete di Eluana. Ma dobbiamo prendere atto che i tempi sono profondamente mutati.

Quali preoccupazioni, da un punto di vista bioetico, in relazione all'avvento dei giallorossi?

Non sono molto preoccupata, nonostante i 5S siano sempre stati i più estremisti sulle questioni etiche e antropologiche. Ma la verità è che ormai le leggi sui temi decisivi sono già tutte passate, e resta ben poco di cui preoccuparsi. E' passato il matrimonio omosessuale (chiamarle unioni civili è una finzione), con la possibilità di ricorrere tranquillamente all'utero in affitto, è passata l'idea della genitorialità fai-da-te, per cui la filiazione è un diritto individuale, non più legato alla coppia e alla procreazione naturale, è passata l'eutanasia, sia pure mascherata, con la legge sul testamento biologico, e oggi la Corte costituzionale ha completato l'opera. Di che dovremmo avere paura?

Servirebbe un Ruini insomma...

Credo che oggi tocchi a noi laici darci da fare, lavorare per sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica sul futuro che stiamo costruendo, sui pericoli che corriamo, e di cui spesso non siamo pienamente consapevoli.

Penso che oggi serva più che mai un progetto culturale, per riaprire un dibattito che si è appannato, ed evitare che il mondo cattolico si confini, o venga confinato, nella marginalità.

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