Economia

Ora l'Inps rifà i calcoli. Il reddito di cittadinanza può costare 38 miliardi

Il presidente Boeri: «Puntare sugli strumenti già esistenti». E il M5s insorge: «Basta bugie»

Ora l'Inps  rifà i calcoli. Il reddito di cittadinanza può costare 38 miliardi

Governare costa. Rispettare impegni elettorali alla lettera quando si passa dalle piazze alle stanza dei bottoni può diventare proibitivo. Se ne sta accorgendo il Movimento cinque stelle, bersaglio di svariati impietosi fact checking sui vari punti del programma. Ieri è stato il turno del presidente dell'Inps Tito Boeri, che è tornato a parlare del reddito di cittadinanza sostenendo che costerebbe alle casse dello Stato tra i 35 ed i 38 miliardi di euro.

Il calcolo riguarda la versione proposta dai pentastellati. Quindi il sussidio, economicamente molto generoso, condizionato all'impegno, molto blando per la verità, di chi lo percepisce a cercare lavoro. Non un vero reddito universale, ma una sussidio da paese scandinavo o Regno unito anni Settanta. «Abbiamo fatto una stima dei costi del Ddl presentato dal M5S, che è la descrizione più accurata di cui oggi disponiamo su questo strumento. L'avevamo valutata già nel 2015 per 29 miliardi. Ora abbiamo rifatto queste stime alle luce dei dati più recenti, combinando le nostre informazioni con quelle dell'Agenzia delle Entrate, e riteniamo che possa costare tra 35 e 38 miliardi», ha spiegato Boeri al margine della presentazione dei dati sul Rei.

L'obiettivo del presidente dell'Inps era evidentemente quello di confrontare il Rei, reddito di inclusione in vigore dal 2018, con il reddito di cittadinanza pentastellato. Nel primo trimestre sono stati erogati benefici economici a 110.000 nuclei familiari raggiungendo 317.000 persone.

Il Rei non è l'unica misura di sostegno al reddito. C'è il Sia, il sostegno all'inclusione attiva e poi varie misure regionali. Nel primo trimestre di quest'anno queste misure hanno raggiunto circa 900 mila persone.

Per questo Boeri si è appellato «a chi parla di reddito minimo». Noi «con il Rei abbiamo colmato un ritardo di 70 anni rispetto ad altri paesi. Oggi c'è un reddito minimo ai primi passi ma c'è già: è ancora sottofinanziato ma la platea da luglio salirà a 2,5 milioni di persone e 700 mila famiglie». Come dire, meglio finanziare questo strumento che sperimentarne uno nuovo che, come minimo, sarà costosisismo.

L'importo medio del Rei è stato di 297 euro. Il reddito di cittadinanza nella versione del Ddl è di 780 euro. Se fosse attuato sarebbe il secondo sussidio più generoso d'Europa in termini assoluti. Primo, sul rapporto tra l'importo e il reddito medio da lavoro.

La replica del Movimento cinque stelle è stata immediata. «Basta bugie sul reddito di cittadinanza. L'Istat ha calcolato in 14,9 miliardi di euro la spesa annua, più due miliardi d'investimento il primo anno per riformare i Centri per l'Impiego», hanno ribattuto i capigruppo di Movimento 5 Stelle di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli.

Ma su questo campo il movimento di Beppe Grillo non trova troppe sponde. Il capogruppo della Lega Nord Giancarlo Giorgetti ha sottolineato come in Italia non serva un reddito di cittadinanza «ma qualcosa che possa diventare propellente per rimettersi nel mercato del lavoro». Politiche attive, insomma.

Nemmeno il Pd, con il quale il M5S sta cercando una sponda per il governo, è disposto a concedere nulla. Il premier uscente Paolo Gentiloni ha definito «fiera delle velleità che ci porterebbe fuori strada», le alternative al Rei.

Quindi il reddito di cittadinanza.

Commenti