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Ora il Pd vuole imporre le primarie a tutti

Una proposta di legge di quattro parlamentari renziani prevede pene pecuniarie per i partiti che non faranno le primarie o non ne rispettaranno l'esito ma anche per quei candidati sconfitti che decideranno di presentarsi ugualmente alle urne

Ora il Pd vuole imporre le primarie a tutti

Primarie, croce e delizia del Pd. Un vero e proprio chiodo fisso, soprattutto per i renziani che, ora, vorrebbero introdurle per legge. Alla Camera è stata, infatti, presentata oggi una proposta di legge presentata dai deputati Edoardo Fanucci e Dario Parrini, insieme ai senatori Franco Mirabelli e Andrea Marcucci.

I quattro esponenti renziani sottolineano che le primarie resteranno facoltative ma saranno previste delle sanzioni per i ‘soggetti politici’ (non solo partiti) che decideranno di non farle o di non rispettarle e per quei politici che, sebbene sconfitti, decideranno di candidarsi lo stesso. Per la precisione i soggetti politici che rinunceranno alle primarie non beneficeranno del 2x1000 e quelli che non rispetteranno il risultato non avranno la restituzione della cauzione che dovranno obbligatoriamente versare a un collegio dei garanti indipendente e istituito per sovraintendere alla regolarità del voto. I candidati sconfitti che si presenteranno ugualmente alle urne dovranno versare un importo pari a metà della cauzione versata dal partito. “Era necessario trasformare in norma quel patto di lealtà che sta alla base delle primarie perché si accettino le regole e il risultato finale", ha spiegato il senatore Marcucci.

La legge prevede tre tipi di primarie: aperte (a tutti), semi aperte, cioè aperte ai cittadini che al momento del voto aderiscono all’albo degli elettori e chiuse, cioè ristrette soltanto agli iscritti del partito o del soggetto politico che le promuove. Non sono previste, invece le primarie online tanto care ai Cinquestelle. "Ci saranno quando si voterà online” spiegano i parlamentari renziani che ci tengono a precisare che le loro primarie vogliono ricalcare quanto più possibile le votazioni per cui vengono promosse. Ciò significa che, a differenza di come avviene attualmente, il voto è precluso agli immigrati senza cittadinanza italiana e ai minorenni, anche se in quest’ultimo caso forse si farà un’eccezione per quei 17enni che saranno maggiorenni al momento dell’elezione amministrativa o Regionale.

Le primarie per la scelta del premier “non sono possibili per Costituzione” spiegano i promotori della legge che ricordano che spetta al Capo dello Stato la nomina del presidente del Consiglio. Ma “Le primarie sono invece possibili per designare il leader nazionale di un partito nazionale" che, come chiarisce il deputato Parrini, ormai è generalmente anche il candidato premier. L’obiettivo dei quattro proponenti è di approvare la legge entro il 2017 di modo tale da farla entrare in vigore già per gli appuntamenti elettorali del 2018 con la logica del Primarie Day, ovvero uno stesso giorno per tutte le primarie in Italia e per tutti i partiti. Il tutto per una spesa di 15 milioni di euro annui per i prossimi tre anni. Un totale di 45 milioni di euro.

Alla faccia della spending rewiew e dei tagli alla politica.

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