Cronache

Oslo caccia i clandestini, Roma caccia i soldi

Inutile l'appello Ue: gli Stati membri devono contribuire. Ma noi cacciamo i soldi e Oslo caccia i clandestini

I militari della Marina soccorrono i migranti in mare aperto
I militari della Marina soccorrono i migranti in mare aperto

Da una parte l'obbligo per l'Italia, sancito dalla convenzione di Ginevra, di garantire l'accoglienza a profughi e rifugiati. Dall'altra la manifesta impossibilità di accogliere tutti indiscriminatamente. Per motivi economici, certo, ma anche per ragioni meramente tecniche. Il tutto aggravato dalla posizione del nostro Paese, ideale punto di approdo per tutti i disperati che fuggono dalle coste del nord Africa. Risultato: assistere quasi impotenti a sbarchi quotidiani e al dramma di chi trova la morte nel tentativo di fuggire a guerre e persecuzioni.

Ma se l'Italia, nonostante limiti e pasticci, in fondo ce la mette tutta per tentare di fronteggiare l'emergenza, c'è chi non si fa scrupoli e affronta il problema con un piglio ben diverso. È il caso della Norvegia, Paese dove quelle che vengono definite «deportazioni forzate», ovvero espulsioni di stranieri che non abbiano permessi di residenza ufficiale o che siano accusati di reati, stanno aumentando in maniera esponenziale. 3.167 «deportati» solo negli ultimi 6 mesi, una media di 18 al giorno. Dati enormi per uno stato che per posizione e conformazione non ha certo gli stessi problemi dell'Italia. «La deportazione forzata è quello che vuole il governo», ha ammesso il capo del servizio immigrazione della polizia norvegese Kristin Otesen Kvigne. Senza se e senza ma.

E proprio mentre l'Italia è costretta all'ennesimo piano di emergenza, con lo stanziamento di 370 milioni di euro per il 2014 dopo l'accordo raggiunto tra governo, Regioni, Comuni e Province per la gestione dell'emergenza profughi, per l'ennesima volta l'Unione Europea ci sbatte le porte in faccia. «La sostituzione di Mare Nostrum con Frontex è difficile perché non abbiamo i mezzi per farla», ha detto il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom, ribadendo che il cerino rimane in mano al nostro Paese, benché il problema sbarchi riguardi tutta Europa. Basti pensare alle migliaia di migranti che sbarcano sulle coste siciliane per poi intraprendere un nuovo viaggio verso altri Paesi come Germania, Francia e Regno Unito. «Siamo in contatto quotidiano con l'Italia, sappiamo quanto spendono - ha aggiunto il commissario Ue - Stiamo analizzando tutti gli aspetti ma se vogliamo che Mare Nostrum sia sostituito da un'operazione europea serve che gli Stati membri contribuiscano in maniera largamente superiore rispetto ad oggi». Ma questo lo sapevamo già. E intanto continuiamo a pagare.

Da soli.

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