Politica

Ostaggi in un caffè per 16 ore Tre morti nel blitz per liberarli

Il sequestratore, un cinquantenne iraniano che ha agito da solo, ucciso nell'assalto Anche due prigionieri tra le vittime, 4 feriti gravi. Il premier: «In azione uno squilibrato»

Ostaggi in un caffè per 16 ore Tre morti nel blitz per liberarli

È durato sedici lunghe ore l'incubo delle diciassette persone prese in ostaggio da un personaggio a mezza strada tra il fanatismo islamico e la criminalità comune in un bar-pasticceria di Sydney. La polizia australiana ha lanciato un blitz intorno alle 2.15 del mattino ora locale (le 16.15 di ieri in Italia) nel momento in cui un gruppo di sei-sette persone era riuscito a scappare dal locale: testimoni hanno riferito di una sparatoria durata circa un minuto, poi il silenzio. Sembra che il primo a sparare sia stato proprio il sequestratore. Il bilancio finale è di tre morti (tra cui il cinquantenne Man Haron Monis, l'inquietante predicatore religioso di origine iraniana protagonista del maxisequestro, e due ostaggi: un uomo di 34 anni e una donna di 38) e quattro feriti.

Quello che all'inizio sembrava essere un nuovo capitolo del terrorismo-fai-da-te incoraggiato dai fanatici assassini dello Stato Islamico pare invece dimostrarsi - come ha confermato il premier Tony Abbott alla fine del blitz dichiarando che l'autore del sequestro soffriva di problemi di «instabilità mentale» - l'opera di uno «squilibrato» con tendenze criminali che ha trovato nelle «imprese» dell'Isis nuove ispirazioni per le sue personali iniziative. Insomma, più che un vero e proprio terrorista islamico, un mezzo forsennato dalla mente surriscaldata, che l'anno scorso era stato condannato a 300 ore di lavoro sociale per aver scritto lettere offensive alle famiglie dei soldati australiani caduti in Afghanistan.

Un personaggio che in qualche modo ricorda quel Michael Zehaf-Bibeau che lo scorso 22 ottobre seminò il panico nella capitale canadese Ottawa, dove uccise a sangue freddo un soldato di guardia al monumento ai caduti ed entrò sparando nell'edificio del Parlamento dove un vigilante lo uccise; oppure il giovane newyorkese Zale Thompson, filmato il 5 novembre nel quartiere di Queens durante un folle assalto con un'ascia contro un gruppo di poliziotti dai quali alla fine fu abbattuto. Insomma, il tipo di «lupo solitario» mentalmente disturbato che sembra essere il prototipo del pazzoide disposto a mettere in pratica gli appelli all'azione terroristica in Occidente lanciati dal gruppo di Abu Bakr al-Baghdadi.

Monis aveva dato il via alla sua azione violenta poco prima delle dieci del mattino di ieri ora locale. L'uomo, un rifugiato iraniano ben conosciuto dalla giustizia australiana per una serie di atti illegali che vanno dall'aggressione sessuale al tentativo di omicidio della sua ex moglie e madre dei suoi due figli, era in attesa di processo. Ieri mattina era evidentemente su di giri e si è presentato al Lindt Chocolate Cafe a Martin Place, nel centro di Sydney, da solo e armato. Sotto la minaccia delle armi ha costretto le persone presenti nel locale ad alzare le mani e le ha difatto sequestrate in massa. Poi ha obbligato due ostaggi ad applicare a una vetrina della caffetteria una bandiera nera con una scritta in arabo che dapprima è stata interpretata come quella dello Stato Islamico, salvo poi essere letta più correttamente come una shahada , «professione di fede» islamica che dichiara «non c'è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo Profeta».

Per lunghe ore è stato possibile assistere ai continui movimenti dietro la vetrina dell'uomo, che indossava una camicia bianca e portava un berretto scuro, imbracciando un fucile a pompa. Diversi suoi ostaggi sono stati costretti ad alternarsi alla vetrina con le braccia alzate. A un certo punto circa cinque persone sono riuscite a fuggire illese, e testimoni hanno potuto vedere che all'interno il sequestratore si agitava e gridava ordini ai suoi prigionieri. Sembra che l'uomo, un musulmano convertitosi al sunnismo dopo aver abbandonato la fede sciita, volesse far giungere all'esterno le sue richieste, ma che non gli sia stato consentito.

Quando le ombre della sera australiana sono calate (qui il Natale cade in estate) le luci all'interno della caffetteria sono state spente e le teste di cuoio hanno indossato elmetti con visori notturni.

Poche ore dopo sarebbe stato lanciato l'assalto decisivo.

Commenti