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Pacche, sorrisi e promesse: il flirt tra Emmanuel e Donald

Conferenza stampa a due: «Grandi progressi». Aperture su web tax e Iran. Trump diserta il tavolo sull'ambiente

Pacche, sorrisi e promesse: il flirt tra Emmanuel e Donald

Servono tre giorni per cucire attorno al marchio G7 un abito che possa calzare sia a Donald Trump che a Emmanuel Macron. Ma a fine vertice, nonostante le buie premesse della vigilia, i due sembrano starci parimenti benissimo. L'asse Trump-Macron basato su vantaggi reciproci è palpabile nell'inedita conferenza «a due». Fioccano le strette di mano, gli abbracci plastici e il padrone di casa trova perfino il tempo di elogiare pubblicamente la First Lady Melania per il suo personale «contributo».

Si smarcano dunque le ombre di un antagonismo che tra Parigi e Washington si gioca soprattutto sui dazi paventati da The Donald come ripicca alla tassa sui giganti americani. «Accordo più vicino», dice Macron, pronto a togliere la web tax in patria quando l'America farà pagare i Big Four: Google, Apple, Facebook, Amazon. Tutto è ancora da vedere. L'ambiente, che doveva essere protagonista di un summit «eco-responsabile», resta tema sospeso e divisivo, tanto che The Donald salta la sessione sul clima come già fatto in Canada l'anno scorso. Ma sull'Iran l'Eliseo strappa la possibilità di un futuro incontro tra il presidente americano e il suo omologo di Teheran. «Rohani si è mostrato aperto, spero che Donald ne tenga conto». La replica: «Vedremo».

Trump fa un passo di lato sul dossier iraniano. Se la Francia ha avuto discussioni «positive sul piano tecnico», lui tranquillizza sulla linea Usa: «Non puntiamo a un regime change, però l'Iran non può avere armi nucleari». Gli Ayatollah a luglio hanno violato l'accordo del 2015 considerato nullo dalla Casa Bianca. Ecco allora che l'audacia del padrone di casa, in un G7 «eccezionale» (Trump dixit), è premiata. The Donald giustifica infatti l'imprevista presenza del ministro degli Esteri iraniano dopo il no comment del giorno prima: «Macron mi ha chiesto l'autorizzazione». Si potrebbe arrivare a un nuovo accordo? «L'obiettivo è la sicurezza della regione», chiosa Macron. Per stavolta, Trump ha lasciato che fosse il padrone di casa a discutere con gli Ayatollah, stando alla finestra: «Vogliamo che l'Iran torni a essere ricco se i suoi cittadini lo vogliono, o possono essere poveri», ha detto l'inquilino della Casa Bianca evocando il peso delle sanzioni. Ma parla di «progressi veri al G7». The Donald accenna a due telefonate ricevute dai suoi delegati al Commercio: «Chiamate molto, molto buone e produttive da Pechino». L'accordo sul commercio con il presidente Xi Jinping potrebbe essere più vicino: «In Cina capiscono come va il mondo». Quanto alla Brexit, il G7 non ha risolto la contrapposizione tra Washington e Bruxelles. Boris Johnson intasca la garanzia di un paracadute trumpiano in caso di No deal, con il patto di libero scambio transatlantico che potrebbe arrivare entro un anno. Di fatto, un incentivo al premier inglese per forzare la mano nei prossimi 30 giorni su un'uscita senza accordo.«BoJo» lascia Biarritz dicendo: «Il Regno Unito lascerà l'Ue il 31 ottobre qualunque siano le circostanze, poi si apriranno grandi possibilità con la Brexit». L'Italia, ultima per crescita tra i Grandi al tavolo G7 (0,00 secondo l'Ocse), porta a casa la maglia nera: conferenza stampa annullata dal premier Giuseppe Conte, rientrato in anticipo a Roma, e preoccupazioni per gli italiani che vivono e lavorano nel Regno Unito.

Per l'Amazzonia, il G7 sblocca invece 20 milioni di dollari per inviare Canadair e riforestare il polmone del mondo (10 milioni di sterline annunciati da Johnson). Un pacchetto d'aiuti da finalizzare all'Assemblea generale dell'Onu di settembre. Angela Merkel si concentra sulla Libia: «Evitare che si arrivi a una guerra per procura di cui ci sono già i segni».

Cessate il fuoco, soluzione politica, conferenza interlibica e road map con tutte le parti, l'accordo «unanime» chiuso a Biarritz.

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