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Il pacchetto Lgbt eredità velenosa. Un altro ostacolo per i vincitori firmato Draghi

La ministra Bonetti vara le linee guida sulla parità di genere. Fdi e Lega protestano: il governo non doveva intervenire adesso

Il pacchetto Lgbt eredità velenosa. Un altro ostacolo per i vincitori firmato Draghi

Il governo Meloni non è ancora nato. Le Camere non sono ancora state insediate (anzi in queste ore si cerca di dipanare la matassa del Rosatellum per assegnare i seggi ancora in bilico e ufficializzare finalmente il plenum degli eletti). Eppure è già partita l'offensiva per creare un clima da ultima spiaggia attorno al nuovo esecutivo. Una sorta di assedio preventivo dai contorni anche un po' surreali che si arricchisce ogni giorno di nuove puntate.

C'è l'accusa al «governo Meloni che non c'è» di essere già in ritardo sulla tabella di marcia, come se il timing istituzionale dipendesse dal centrodestra. Poi Enrico Letta che si porta avanti con il lavoro e alla Direzione Pd chiede le elezioni anticipate per quando l'esecutivo cadrà, mentre Matteo Renzi - con la consueta ironia fa sapere di aver ricevuto «quasi 700 inviti/email soprattutto di giovanissimi che mi chiedono di far cadere il governo: ragazzi, capisco che è diventata la mia specialità, ma prima di buttare giù il governo bisogna che almeno lo facciano!» E poi il botta e risposta tra Fratelli d'Italia e il governo Draghi sui ritardi nell'attuazione del Pnrr, circostanza alla fine confermata dalla seconda relazione sull'avanzamento del Pnrr dalla quale è emerso che qualche difficoltà nel rispetto dei tempi previsti c'è ed è anche verificabile.

L'ultimo affondo è quello firmato da Elena Bonetti. Se solitamente negli ultimi scampoli di legislatura, a elezioni fatte e finite, in quell'interregno in cui il governo uscente consuma gli ultimi scampoli di potere, ci si «limita» al massimo a piazzare qualche nomina last minute sperando che passi inosservata, in questo caso la ministra delle Pari Opportunità, nell'ultimo Consiglio dei ministri ha varato la «strategia nazionale Lgbtq». Si tratta di un piano valido fino al 2025 che prevede una serie di «azioni vincolanti» da intraprendere nel prossimo triennio. Una proiezione temporale che ovviamente va a investire anche il nuovo governo. Prevede per esempio i congedi parentali per i genitori dello stesso sesso e incentivi alle aziende che assumono transgender. La ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti spiega che la strategia è stata chiesta dall'Europa «anche per il finanziamento di progetti specifici». Ma dentro Fratelli d'Italia la mossa viene vissuta come una scorrettezza istituzionale e come una polpetta avvelenata. «La strategia nazionale serve ad applicare in Italia le norme Ue varate nel 2020. Il governo ha avuto due anni di tempo. Farlo adesso è una trovata pubblicitaria», dice Eugenia Roccella, deputata di Fratelli d'Italia. «Non si possono prendere impegni per il governo successivo. La nuova maggioranza è pronta a riprendere in mano tutto da capo. Con la nostra linea». Rimostranze arrivano anche da Isabella Rauti, innanzitutto per una questione di metodo: «Giudico grave che il governo uscente presenti una strategia nazionale pluriennale alla vigilia della nascita di nuovo esecutivo e di un nuovo Parlamento». E anche la Lega si schiera e protesta contro la sortita della ministra. «Sarebbe stato più opportuno lasciare l'intero provvedimento al prossimo esecutivo» dice l'europarlamentare Simona Baldassarre, responsabile del Dipartimento famiglia. «Nel merito, nel piano si prevederebbero forzature ispirate alle teorie gender come i permessi parentali alle coppie omogenitoriali, in palese contrasto con la legge nazionale che vieta l'utero in affitto, o addirittura incentivi a chi assume cittadini transgender, piegando il principio di uguaglianza davanti alla legge alla auto-percezione delle persone.

Insomma, per via amministrativa si interviene su questioni che dovrebbero spettare al nuovo Parlamento eletto».

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