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La pace fiscale di Salvini. "Liberiamo gli italiani"

Proposta del ministro: "Cartelle sotto i 30mila euro? Si paga una parte, il resto azzerato"

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Dal rilancio della pace fiscale allo sciopero aereo che paralizza l'Italia, il ministro Salvini infuoca un sabato già torrido. Sull'agitazione nel settore trasporti, si appella al «buon senso: non pensino alcuni sindacati di danneggiare l'Italia e milioni di lavoratori»; mentre sul contenzioso fiscale avanza la sua proposta: «Gli evasori totali per me possono andare in galera e buttare la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto». Per il leader leghista la pace fiscale tra fisco e contribuenti, rappresenta un tema fondamentale, «per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell'Agenzia delle entrate». Parole che, come al solito, hanno scatenato l'ira delle opposizioni. Su tutti, il più duro è il leader del M5s Giuseppe Conte: «Dopo che la premier Meloni ha parlato delle tasse come di pizzo di Stato, oggi è la volta del ministro Salvini a rincarare la dose. Non sono affermazioni infelici, ma esprimono una visione chiara e si accompagnano alla guerra fatta in Europa per non utilizzare i pos e per aumentare la soglia del contante». «Per questa destra governare vuol dire inneggiare all'evasione, considerare l'agenzia delle entrate un nemico», sintetizza il capo dei senatori dem Francesco Boccia.

Sul fronte trasporti, invece, ieri è stata una giornata di passione per migliaia di turisti: 200 voli cancellati a Fiumicino, un aereo su 5 rimasto a terra a Linate e Malpensa e un centinaio di voli cancellati tra Palermo e Catania. In tutto 516 tratte soppresse.

«Vigilerò affinché si arrivi a un accordo tra aziende e sindacati per il comparto ferroviario e aeroportuale - avverte Salvini - Ci sono contratti fermi da sei anni, conto che il problema si risolva in poche settimane. Il diritto allo sciopero è garantito dalla Costituzione, non si può lasciare a piedi milioni di italiani e turisti. Nessuno mette in dubbio il diritto allo sciopero, appoggio le giuste richieste dei lavoratori inascoltate da anni, lavoro perché le trattative continuino: ma non accetto che alcuni sindacati blocchino l'Italia causando disagi e danni a milioni di lavoratori italiani e turisti stranieri. Se non prevarrà il buonsenso, sono pronto a intervenire come ho già fatto per evitare il blocco totale dei treni». Patti chiari, amicizia lunga.

Ma non è l'unico argomento trattato da Salvini a margine della visita al cantiere della tratta Bari-Noicattaro e ai lavori di interramento della stazione di Capurso, rispondendo ai giornalisti in merito all'incontro del prossimo 19 luglio con i sindacati. Toccando nodi spinosi. «Occorrono più taxi, occorrono più corse, occorrono più mezzi. Perché non si può in piena estate, tra l'altro di boom turistico da nord a sud, lasciare la gente in piedi un'ora, due ore, tre ore, in attesa di qualcosa che non arriva. E quindi sicuramente ci sono tanti mezzi per intervenire, però serve un servizio più efficiente».

Poi il tema dell'acciaio. «Non voglio che partano i lavori per il ponte sullo Stretto e andare a prendere l'acciaio in Cina o dall'altra parte del mondo. Serve una produzione forte di acciaio italiano, serve l'Ilva. Se qualche imprenditore o fondo straniero pensa di venire a fare in Italia a licenziare e a portare produzioni all'estero ha trovato il governo sbagliato e il ministro sbagliato. Basta che torni ad essere la grande fabbrica che era con tutto il rispetto per la salute e l'ambiente.

Mi rifiuto di pensare ad un'Italia senza Ilva e senza acciaio».

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