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Dalla padella alla brace gli spot gaffe di Lorenzin

Il ministro nella bufera costretto a ritirare anche l'ultimo opuscolo del Fertility Day: discriminatorio

Dalla padella alla brace gli spot gaffe di Lorenzin

Immagini e concetti riciclati. E anche in modo maldestro tanto da guadagnarsi l'accusa di «razzismo di Stato». Ecco il bilancio della campagna per il Fertility Day seconda puntata: una catastrofe. Di nuovo. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, cercava la rivincita ma la toppa è clamorosamente peggio del buco ed il suo destino è segnato dalla condanna dei social che in poche ore raccolgono centinaia di stroncature per la scelta delle immagini che campeggiano sull'opuscolo del ministero. Per la seconda volta si solleva un clamore tale da indurre la Lorenzin a fare frettolosamente marcia indietro, di nuovo, ritirando l'opuscolo e revocando dall'incarico il responsabile della direzione generale della comunicazione istituzionale del dicastero che aveva curato la redazione e la diffusione del materiale informativo, Daniela Rodorigo.

Il depliant incriminato mostrava in alto due uomini e due donne bianchi, belli, biondi e sorridenti e la scritta «Le buone abitudini da promuovere». In basso un gruppo di giovani «sballati», sfumato in color seppia, dove si riconosce bene il volto di un ragazzo nero, una ragazza che aspira uno spinello e un ciuffone di capelli rasta chinato su un bong. Il tutto coronato dalla scritta «I cattivi compagni da abbandonare». Talmente sbagliata da indurre l'attonito osservatore a supporre che chi l'aveva confezionata volesse esporre il ministero della Salute alla gogna. E infatti dopo essere già stata massacrata per la scelta delle immagini che corredavano la prima campagna del FertilityDay, fissato per oggi, la Lorenzin diventa un bersaglio fin troppo facile da colpire. Non solo quel confronto tra coppie etero belle e bionde e neri strafatti viene archiviato come razzista. «È da tribunale di Norimberga della pubblicità regresso», chiosa su Facebook Enrico Mentana.

Ma poi basta poco agli esperti navigatori per scoprire che le foto della campagna appartengono a quel bacino di immagini a pagamento in vendita su siti web, in questo caso al costo di 9,50 euro. Le coppie belle e bionde infatti appaiono ripetutamente in diversi siti per pubblicizzare tra l'altro impianti dentali. Certamente ci sarà stato un lodevole intento di risparmio purtroppo però la generosità è venuta meno anche dal punto di vista concettuale. Ora le richieste di dimissioni per la Lorenzin si accavallano e non soltanto sul web. Anche perché la clamorosa gaffe arriva dopo la prima bocciatura delle immagini della campagna che aveva indotto il ministro alla retromarcia. In quel caso la scelta era stata giudicata infelice perché caricava tutta la responsabilità del calo delle nascite sulle donne. Si giudicava inaccettabile che lo stesso governo che non aveva messo in piedi una iniziativa a favore delle famiglie facesse poi ricadere su queste il peso della natalità zero.

Il ministero cerca di difendersi sostenendo che «il razzismo è negli occhi di chi guarda» che le accuse sono «ridicole». Ma non riesce ad evitare il disastro tanto da essere costretto a ritirare l'opuscolo. Ora, dato per scontato che non è sicuramente il ministro a scegliere le foto della campagna, ci si chiede però se le abbia visionate e quindi approvate. Visto che la Lorenzin era già finita nell'occhio del ciclone possibile che non si sia sentita in dovere si supervisionare la nuova campagna o che, peggio ancora, pur avendola visionata non si sia resa conto di quanto fosse primitivo l'approccio al concetto di «giusto e sbagliato» che esprimeva la contrapposizione di quelle foto?

Insomma se la volontà del ministero, e non dubitiamo che sia questa, è quella di promuovere stili di vita sani e ricordare che gli abusi possono compromettere la fertilità c'erano modi più semplici e scientificamente rigorosi per dirlo. E non è accettabile sbagliare così platealmente per la seconda volta.

Dispiace che a causa del gran chiasso provocato da questi grossolani errori di comunicazione si perda quanto di buono c'è nel Fertility Day.

Ad esempio l'iniziativa della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, Favo, e dell'Associazione italiana malati di cancro (Aimac) che da anni affrontano il delicato problema della preservazione della fertilità per i malati di cancro e difendono il diritto alla genitorialità dopo un tumore.

Fertility day

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