Politica

Padoan sbaglia bersaglio e accusa il ceto medio: "Sanno dire solo di no"

Il ministro a Davos: "Con loro non si governa". E Moscovici: "Debito? L'Italia non ha margini"

Padoan sbaglia bersaglio e accusa il ceto medio: "Sanno dire solo di no"

Tutto e il contrario di tutto. La letterina di richiamo dell'Ue che ordina all'Italia di correggere i conti per 3,4 miliardi deve aver mandato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in agitazione, considerata l'insofferenza trasmessa dal suo intervento di ieri al World Economic Forum di Davos.

Dalla splendida cornice innevata del resort svizzero dove si sono riuniti i big dell'economia mondiale, il professore dileggia la classe media «disillusa dal futuro nelle prospettive di lavoro, per i figli e per il welfare, ed esprime la delusione dicendo no a qualsiasi cosa i leader politici suggeriscano». E insiste: «Non c'è un Paese in cui non ci sia insoddisfazione della classe media». Il dibattito sulla crisi della classe media, al quale partecipava anche il direttore del Fmi Christine Lagarde, era intitolato «Spremuti e arrabbiati», tanto per essere chiari. Ma Padoan ha argomentato il suo disappunto: «Sappiamo che è molto più difficile trovare una soluzione che dire semplicemente no. I no dominano lo scenario politico e questo è un segnale di crisi», lasciando trasparire il risentimento per la batosta al referendum.

Un attacco sparato ai populisti, salvo poi definirle brave persone: «Dobbiamo prendere i populisti seriamente nel senso che non tutti quelli che votano le idee populiste sono i bad guys, molto spesso sono bravissime persone, normali cittadini». E ancora: «I populisti sollevano talvolta problemi giusti, ma non danno le risposte». Brave persone insomma, però da combattere. A tal proposito il ministro fornisce una ricettina: «Non servono solo buone politiche ma politiche efficaci se si vuole contrastare il no populista che nasce dall'insoddisfazione». E si rivolge ai politici che «devono avere il coraggio di prendere decisioni a volte anche dolorose». Poi la faccia si fa scura: «Se l'atteggiamento populistico si afferma, non possiamo più governare una società democratica. Questo mi preoccupa». Padoan spiega che il divario politico nasce laddove le persone giungono alla conclusione che le iniziative politiche sono nel migliore dei casi, inutili. «Non è che non ho rispetto per quanti votano no, è nel loro diritto e ne hanno tutte le ragioni, il problema è obiettivo, se una parte crescente della popolazione vota no, siamo nei guai».

Dopo tutta questa carrellata di fiele poi però Padoan si dice ottimista. «Rifiuto il pessimismo tout-court». L'unico ad essere ottimista a Davos, considerato che il commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, che oggi incontrerà il ministro, mette in guardia: «Mi dispiace per Padoan, ma l'Italia non ha più margini sul deficit». E Padoan-Robespierre allora a quel punto infilza la cattivissima Europa: «Il problema dell'Europa è l'Europa. I nostri problemi nascono a Bruxelles e, talvolta, a Francoforte. Questo è il problema. Dobbiamo rovesciare completamente le politiche perché ora si stanno dando i giusti argomenti per convincere che il populismo ha ragione».

Riassumendo, il ceto medio è populista e dice no a tutto, ma anche l'Europa è un problema, per cui i populisti sono bravi, hanno diritto di dire no e ne hanno le ragioni, però vanno comunque contrastati, anche con scelte dolorose.

E poi Padoan si meraviglia ancora del perché la gente disprezzi la classe politica.

Commenti