Cronache

Padoan spera che il Pil gli "regali" 2 miliardi

L'Istat mercoledì potrebbe giustificare maggiori spese. Fisco, è boom di rimborsi

Padoan spera che il Pil gli "regali" 2 miliardi

Roma. L'attenzione del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, (ma anche quella del premier Paolo Gentiloni) è tutta concentrata sulla stima preliminare del Pil del secondo trimestre che l'Istat diffonderà dopodomani. Se il risultato dovesse essere particolarmente positivo attestandosi su un +0,4% su base trimestrale, la crescita acquisita (cioè in caso di variazioni nulle da luglio a dicembre) potrebbe già portarsi al +1,2% annuo. Si tratta di un dato già superiore al +1,1% del Def la cui Nota di aggiornamento, come anticipato dal viceministro Enrico Morando, probabilmente a settembre indicherà un +1,3% e, in caso di particolare ottimismo, addirittura un +1,4 per cento.

In termini di maggiore possibilità di spesa questo «tesoretto» potrebbe essere quantificato in un paio di miliardi da spendere. Altri due miliardi potrebbero aggiungersi dalla rottamazione delle cartelle esattoriali la cui definizione agevolata ha ricevuto un'ottima risposta da parte dei contribuenti. Non sono cifre stratosferiche, ma potrebbero consentire una più ampia ed estesa decontribuzione dei neoassunti under 35 nel 2018 in modo da prevenire lo sgonfiamento della bolla causata dal Jobs Act. Una circostanza denunciata da Confimprenditori che ha ricordato la scadenza a fine anno del bonus triennale sulle assunzioni previsto dalla Stabilità 2015.

Il resto è solo politica e gioco di tattiche e strategie in vista della scadenza elettorale. A questo proposito è da segnalare l'intervista del responsabile economico del Pd di provata fede renziana, Tommaso Nannicini, ieri al Sole 24 Ore. L'economista si è schierato decisamente a favore del taglio del cuneo rimandando alla prossima legislatura il progetto di rimodulare l'Irpef, soprattutto a vantaggio di chi ha maggiori carichi familiari. È un segnale di come, al momento, l'asse Gentiloni-Padoan-Calenda sia in grado di dare le carte nel Palazzo. In fondo, per come sembra profilarsi la manovra, non vi è apparente motivo di alzare i toni dello scontro, visto l'ennesimo rinvio delle clausole di salvaguardia e la probabile minore correzione del deficit (per grazia ancora da ricevere da Bruxelles). Eventuali nuovi fronti si riapriranno il prossimo autunno.

A cominciare da quello su pensioni e pubblico impiego. Ieri il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha rintuzzato l'attacco del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sull'estensione alla pa delle previsioni del Jobs Act, inclusa la licenziabilità. «Non è applicabile perché si accede per concorso», ha ribattuto Furlan auspicando che gli sgravi contributivi prossimi venturi coinvolgano anche la pa.

I veri nodi da sciogliere, però, saranno affrontati (forse) nel 2018. Tra fine agosto e inizio settembre gli italiani incasseranno circa 20 miliardi di euro di rimborsi Irpef per i redditi 2016. I contribuenti che hanno chiuso la dichiarazione in credito sono quasi 21 milioni, in costante crescita negli ultimi anni. L'importo medio rimborsato, segnala il network di consulenti fiscali Uhy Italy, si è attestato sui 950 euro a persona, anch'esso in aumento. Notizia positiva, ma indicativa di come la pressione fiscale sia effettivamente alta, imponendo un'autoliquidazione eccessiva.

GDeF

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