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Padoan: "Stime Fmi? Vedremo chi ha ragione"

Il ministro dell'Economia parla a New York: "L'Italia è tornata a crescere, la disoccupazione è in calo, anche quella giovanile"

Padoan: "Stime Fmi? Vedremo chi ha ragione"

"Le stime del Fondo monetario sono diverse dalle nostre. Vedremo alla fine chi avrà ragione. Noi abbiamo un tasso di errore molto basso sulle nostre previsioni". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, rispondendo sulle discrepanze tra le previsioni contenute nel Def e quelle, meno rosee, degli economisti dell'Fmi. A margine di un intervento alla Columbia University a New York, prima di spostarsi a Washington per il vertice di primavera del Fondo, il responsabile di via XX settembre ha sottolineato l'impegno "quotidiano a continuare nella politica di riforme" del governo italiano. E tra quelle approvate, le riforme istituzionali rappresentano "un passaggio epocale - ha osservato -non solo perchè cambiano il modo di governare il Paese ma anche perchè avranno un impatto sulla stessa attività economica, rendendo il processo legislativo più semplice e la durata dei governi più credibile e lunga, con più fiducia e più investimenti". Sul sistema bancario, alle prese con "un grande ammontare di crediti deteriorati", pari a circa 200 miliardi, "stiamo andando nella giusta direzione", "lo stiamo rafforzando", ha detto Padoan indicando che all'Italia non è stata concessa la possibilità di una "bad bank".

Nel suo intervento, Padoan guarda all'Europa, a suo avviso il posto dove ci sono i maggiori rischi geopolitici. "Ne cito tre: i migranti, il terrorismo e la Brexit", dice. E argomenta: "Se Schengen collassa è una minaccia" importante per l'Unione Europea: un crollo del trattato metterebbe a "rischio l'Ue alle sue radici". Uno dei problemi dell'Ue è che gli europei "non credono gli uni agli altri. E una delle conseguenze è sui migranti", aggiunge. A proposito dell'eventuale uscita del Regno Unito dall'Ue, il titolare dell'Economia ribadisce che sarebbe una tragedia, non solo per la Gran Bretagna, sarebbe un passo verso la disgregazione dell'Unione, così come il collasso di Schengen.

Ma anche se questa tragedia fosse evitata, bisognerà comunque vedere come gli europei interagiranno fra di loro.

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