Cronache

Padre drogato e violento uccide il figlio di 2 anni «Non riuscivo a dormire»

Aljica Rhustic chiama il 113 dopo l'omicidio Poi fugge con due figlie. A sera la confessione

Padre drogato e violento uccide il figlio di 2 anni «Non riuscivo a dormire»

Milano Anche i professionisti non sono pronti a tutto. E non lo era il medico legale arrivato ieri intorno alle 6.30 nell'appartamento al piano rialzato dello stabile Aler di via Ricciarelli 22, uno dei tanti condomini alveari della «San Siro dei poveri», a nord ovest della città. Doveva certificare il decesso di un bimbo di origine croata di appena due anni, il medico. Ma il documento, asettico e stringato, non poteva raccontare molto di una tragedia che l'uomo ha dovuto tenere dentro di sé: «Daniele Rhustic, di anni 2, è morto nella notte tra martedì 21 e mercoledì 22. Su tutto il corpo numerosi ed evidenti segni di violenza». Immediatamente dopo il dottore, sconvolto, si è dovuto sedere e si è fatto portare un bicchiere d'acqua.

Aveva già capito quel che emergerà solo nel pomeriggio, negli uffici della squadra mobile. Dove il padre del piccolo, Aljica Rhustic -, un disoccupato tossicodipendente, nato a Firenze nel 1994, a Milano dal 2016, un solo precedente per riciclaggio alle spalle risalente a due anni fa - ammetterà di averlo ammazzato a botte durante la notte il suo bambino, dopo essersi accanito con una violenza sconfinata su di lui che, piccolo, in quel momento dormiva beato. «Non mi ha svegliato il suo pianto - ci ha tenuto a spiegare agli investigatori e al pm Giovanna Cavalleri - Ero io a non riuscire a prendere sonno, forse perché avevo fumato della cannabis. Non so cosa mi sia successo. In preda a una specie di delirio l'ho picchiato fino ad ammazzarlo».

Intorno alle 5 di ieri era stato proprio lui, Rhustic, ad avvertire con il suo cellulare il pronto intervento che «Ronald», come lui si ostina a chiamare in onore dell'attaccante della Juventus il piccolo Daniele, penultimo dei suoi quattro figli (è padre anche di un maschietto che si trova in Croazia e di due bimbe residenti con lui e la moglie Sylvia, una connazionale 23enne, incinta del loro quinto bambino) - «non respirava più». Una volta sul posto, però, i paramedici delle ambulanze, non hanno potuto che prendere atto non solo del fatto che il bambino era già spirato e da un pezzo (come sottoscritto subito dopo infatti il medico legale), ma anche che il padre era sparito, insieme alle due bambine e non rispondeva più al telefono. In quell'abitazione occupata abusivamente da poco meno di due mesi in quel momento c'era solo la madre del piccolo. Consumata dalle lacrime e in preda a una crisi di nervi, all'arrivo delle pattuglie della questura, Sylvia ha cercato di rispondere come poteva alle domande della polizia. Che intorno a mezzogiorno ha fermato Rhustic al Giambellino, in via Manzano 4, nell'appartamento di un connazionale dove si era rifugiato da solo, con le sue due bambine, forse in attesa di riordinare i pensieri e decidere il da farsi. L'uomo ora è in carcere accusato di omicidio volontario aggravato dalla minore età del figlio e dai maltrattamenti.

«Stamattina (ieri per chi legge, ndr) abbiamo sentito la madre dei bambini gridare incessantemente Polizia, polizia!, ma non ci siamo preoccupati - spiega Nicolaj, un uomo di 60 anni la cui moglie, spiega, ho comprato l'appartamento accanto a quello occupato dai genitori del piccolo ucciso - Noi qui siamo tutti zingari romeni e ci capiamo. Ma questa coppia di croati, senza offesa, era un po' primitiva. Erano arrivati da poco. Così avevo tentato di far capire che parlavo la loro lingua, ma non solo non davano confidenza ma ti guardavano male, con un'aria arcigna... Anche due settimane fa la madre del bambino morto si era messa a gridare Polizia! a più riprese, ma era finita lì. Il bambino? Non l'abbiamo mai sentito piangere».

Del resto anche la polizia ammette che prima di ieri non c'erano mai state segnalazioni di liti o maltrattamenti in seno alla famiglia croata.

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