Paese ingessato da tasse e norme
28 Luglio 2021 - 06:00Gli occupati in Italia stanno aumentando, grazie alle vaccinazioni, che facilitano la ripresa economica
Gli occupati in Italia stanno aumentando, grazie alle vaccinazioni, che facilitano la ripresa economica. Ma non ci dobbiamo illudere: nel nostro Paese ci sono ancora 735mila occupati in meno rispetto al 2019 e il tasso di disoccupazione è pari al 10 per cento. L'occupazione è eguale a quella del 1997. Il mercato del lavoro è ingessato, da un eccesso di tasse e regolamenti, che hanno toccato il livello massimo con il Decreto Dignità.
Per risolvere la situazione occorre deregolamentare il mercato del lavoro, ispirandosi alla Legge Biagi e aggiungendo i contratti di produttività. Solo così il Paese arriverà a un mercato davvero flessibile e in grado di accompagnare l'evoluzione della domanda e offerta di lavoro nei diversi settori nel post Covid. Occorre poi, oltre ad accelerare sulle vaccinazioni, adottare i principi del Recovery fund su tutte le opere pubbliche e abbassare le tasse.
Vale la pena ricordare che in Italia il tasso di disoccupazione strutturale poco prima della pandemia era attorno al 9%. Il mercato del lavoro dal 1996 in poi è stato sempre ingessato, con una disoccupazione strutturale al 7-8%, complici le invasive tassazioni e regolamentazioni del mercato del lavoro stabilite dai governi della sinistra, da Prodi in poi, nonché dal potere sindacale dominante, dalle regolamentazioni dell'economia e dal potere giustizialista che bloccavano gli investimenti. Poca libertà dei contratti e nei contratti di lavoro, con un modello che si può definire «neo-corporativo» e fiscalista. Questo salvo un periodo in cui il governo Berlusconi ridusse la disoccupazione al 6-6,5%, mediante la legge Biagi sui contratti parasubordinati, lo sblocco degli investimenti con la legge Obbiettivo e la mitigazione della tassazione della casa. Ma i governi Berlusconi sono stati bloccati dal giustizialismo.
Oltre all'impatto della crisi del Covid sulle nostre imprese, una chiave che aiuta a decriptare la debolezza dell'occupazione è il boom del Reddito di cittadinanza, che ha reso più conveniente non cercare un impiego regolare, essere ufficialmente disoccupati e lavorare in nero. Il numero di famiglie italiane che fruiscono del reddito di cittadinanza sono circa 3 milioni, cui si aggiungono più di 300mila titolari di pensioni di cittadinanza. Nel Sud ce ne sono ben 2 milioni. E ovviamente ciò spiega il successo dei pentastellati nel Mezzogiorno. Ma ora ce ne è un milione anche nel Centro-Nord: 580mila nel Nord e 420mila nell'Italia Centrale.
Considerando una famiglia media di persone, il reddito di cittadinanza dà circa mille auro al mese. Così nelle località turistiche del Centro Nord manca il personale per i servizi connessi al turismo. E quando l'Istat dice che i consumi delle famiglie si sono ridotti del 10%, fornisce la stima dei consumi ufficiali, a cui si aggiungono quelli in nero, generati dal reddito di cittadinanza, dalla fiscalità e dal mercato del lavoro ingessato.
Ecco perché abolire il reddito di cittadinanza è il primo passo per ripartire il Paese.
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