Cronache

Pagare per le messe, lite Papa-vescovi

Il Pontefice: "Uno scandalo la lista dei prezzi per funzioni e battesimi". Bagnasco: "Solo offerte libere"

Pagare per le messe, lite Papa-vescovi

Non tutti i parroci sono come il prete pistoiese che ha fatto trovare ai suoi fedeli niente meno che un tariffario dei sacramenti: 190 euro il matrimonio, 90 euro il battesimo e il funerale. O come il sacerdote di Casal di Principe che esige 50 euro per la messa senza musica e 80 se vuoi anche l'organista. Ma l'abitudine di chiedere soldi in cambio della grazia esiste. E scandalizza, soprattutto i «lontani», chi magari entra in una chiesa dopo anni per l'ultimo saluto a una persona cara e come primo approccio si vede consegnare una busta che invita a mettere mano al portafogli.

Il Papa si è sintonizzato con i fedeli urtati da questo mercanteggiare. E nell'omelia in Santa Marta ha condannato «il listino dei prezzi in Chiesa». Gesù usa la frusta contro i mercanti nel tempio, ha spiegato il Pontefice commentando il Vangelo, «perché Gesù viene a portarci la gratuità dell'amore di Dio. E quando le chiese diventano affariste, si dice che non è tanto gratuita la salvezza». È questa la gravita dello «scandalo».

Una condanna dura, che ha spinto a intervenire il presidente Cei, Angelo Bagnasco: «I sacramenti non sono pagati in nessun modo. Le offerte che i fedeli intendono dare in forma libera sono un modo per contribuire alla necessità materiali della Chiesa». Se non una smentita delle parole di Bergoglio («qualsiasi lettura che contrappone le parole del presidente Bagnasco al Papa è fuorviante», dice il portavoce Cei), almeno un'autodifesa. E il segnale di una sintonia non sempre piena tra il Santo Padre e i vescovi italiani, che faticano a tenere il passo della «Chiesa in uscita» e in sintonia con il popolo chiesta da Francesco. A volte, anche su altri temi caldi come il lavoro, le dichiarazioni sono sembrate in controtempo non solo con Bergoglio ma anche con monsignor Nunzio Galantino, scelto dal Papa come segretario generale Cei.

Francesco, parlando di Gesù che caccia i mercanti con la frusta, ha usato anche lui lo scudiscio: «Due cose il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente». E ancora: «È uno scandalo quando la casa di Dio diventa casa d'affari». Il Pontefice ha poi raccontato un episodio frutto della sua esperienza di giovane sacerdote in Argentina, quando una coppia di fidanzati era stata costretta a pagare due turni di “occupazione” della chiesa perché insisteva a volersi sposare con la Messa (la liturgia prevede anche la possibilità di sposarsi senza Messa). «Tempo doppio, doppia spesa» la richiesta choc del segretario parrocchiale.

Il rimprovero del Papa si è diretto non solo ai sacerdoti, ma ai laici che lavorano nelle parrocchie: «Quando quelli che sono nel tempio, siano sacerdoti, laici, segretari, diventano affaristi, il popolo si scandalizza». E ai comuni fedeli: «Se vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco».

Parresìa e un po' di faccia tosta per tutti.

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