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Dal Pakistan alla Corea del Nord. Oppressi 215 milioni di fedeli

Il rapporto dell'associazione evangelica "Porte aperte". L'islam e i nazionalismi religiosi sono le principali cause

Dal Pakistan alla Corea del Nord. Oppressi 215 milioni di fedeli

Oltre 215 milioni di cristiani perseguitati nel mondo è un numero spaventoso. In pratica un cristiano su tre è sotto tiro per la sua fede in ben 50 paesi con al primo posto la Corea del Nord e le new entry nel 2016 di Sri Lanka e Mauritania. La lista nera della persecuzione, resa nota oggi, è stata preparata con un attento lavoro di ricerca da Porte aperte, associazione evangelica che si batte per difendere i cristiani.

Il calcolo del numero abnorme di cristiani nel mirino per il loro credo è presto fatto: «La popolazione totale di questi 50 paesi si aggira attorno ai 4,83 miliardi, di cui 650 milioni circa sono cristiani. Tra questi 650 milioni, il 30% (215 milioni) soffre una persecuzione che va da alta a estrema».

La «paranoia dittatoriale» alimenta la feroce repressione anti cristiana nella Corea del Nord, in cima alla classifica per il quindicesimo anno di fila. «Non abbandoneremo la chiesa nordcoreana» ridotta al silenzio da arresti, lavori forzati e torture, dicono da Porte aperte. Padre Simon opera sulla frontiera con la Cina per mettere in salvo i cristiani che riescono a scappare e contrabbandare aiuti e Bibbie per chi rimane nell'ultimo lager stalinista al mondo. «Il governo di Kim Jong-Un ha inviato centinaia di infiltrati al confine fra Cina e Corea del Nord per rapire ed eventualmente uccidere i missionari coinvolti in ministeri in favore di questo paese», denuncia Simon. Dopo l'ultimo feudo stalinista, Somalia, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Siria, Iraq, Yemen ed Eritrea sono i paesi nella «top ten» della repressione.

«L'oppressione islamica costituisce ancora la fonte principale di persecuzione anti cristiana» in 35 paesi su 50 denuncia il rapporto. Non solo Islam: Il Vietnam, che ha aperto al turismo capitalistico, è in realtà al diciassettesimo posto della lista nera mondiale. Lo prova sulla sua pelle il pastore vietnamita Nguyen Cong Chinh incarcerato dal 2011 per la difesa della libertà religiosa e punito lo scorso anno con l'isolamento. Non solo: nel cibo gli hanno mescolato pezzi di vetro e chiodi. In Asia sta aumentando la minaccia del «nazionalismo religioso» con l'India in testa, ma la condizione dei cristiani peggiora anche in Laos, Bhutan e Bangladesh. Il 20 novembre è stato ucciso Jeyram Khoskla, colpevole di essere un convertito indù e di far proseliti in nome di Cristo.

Ben 16 paesi nella lista nera della persecuzione sono africani. Nel continente nero continua a crescere una spirale «di odio anticristiano» a causa della radicalizzazione islamica, ma pure per l'antagonismo etnico. In totale lo scorso anno sono stati uccisi 1207 cristiani, per motivi legati alla fede ed attaccate 1.329 chiese. Per fortuna un numero in diminuzione rispetto agli anni precedenti grazie allo stop imposto all'espansione dello Stato islamico in Siria ed Iraq e all'avanzata dell'esercito nigeriano, che «ha limitato le devastanti azioni di sterminio contro i villaggi cristiani» perpetrate da Boko Haram, costola africana del Califfato.

«Porte aperte» è stata fondata dall'olandese Andrew van der Bijl, che da giovane missionario evangelico negli anni '50 portava di nascosto le Bibbie ai cristiani oltre la Cortina di ferro. La sua avventura è stata raccontata in un best seller, «Il contrabbandiere di Dio». Cristian Nani, il direttore di Porte aperte Italia spiega il senso della denuncia annuale sulle persecuzioni: «Nell'epoca delle immagini fa più eco un assassinio ripreso con un cellulare, che un milione di persone trattate come animali. Vite vessate e oppresse a causa di una scelta di fede».

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