Politica

Pakistan, il giorno decisivo per Asia Bibi

La cristiana in prigione da sette anni accusata di aver offeso Maometto

Francesco Leone Grotti

Oggi, dopo oltre sette anni, il calvario di Asia Bibi potrebbe finire. I giudici della Corte suprema del Pakistan decideranno se liberare o impiccare la madre cattolica di cinque figli, in carcere dal 2009 per false accuse di blasfemia.

L'incredibile storia di Asia Bibi ormai è conosciuta in tutto il mondo. In un'assolata mattina di giugno del 2009, mentre stava lavorando in un frutteto come ogni giorno, prese un bicchiere d'acqua per dissetarsi e un gruppo di donne musulmane la accusarono per questo di avere infettato la fonte, essendo lei «un'infedele». Durante la discussione che seguì, nella quale le donne tentarono di convertirla all'islam, Asia Bibi disse: «Il mio Gesù è morto sulla croce per redimere i peccati di tutta l'umanità, Maometto che cosa ha fatto per voi?». Quando la notizia del diverbio si diffuse, dagli altoparlanti delle moschee gli imam chiamarono a raccolta i musulmani per punire l'insolenza e Asia Bibi venne picchiata e umiliata per strada. Poi, dopo cinque giorni, fu accusata di blasfemia e portata in carcere.

La legge sulla blasfemia prevede l'ergastolo per chi dissacra il Corano e la pena capitale per chiunque offenda il profeta Maometto. La norma è molto temuta dai cristiani e non solo, perché viene strumentalizzata dai musulmani per risolvere dispute personali, vendicarsi o ottenere vantaggi economici. Dal 1986 al 2010 sono state già incriminate 993 persone.

Asia Bibi è in carcere da 2.669 giorni per un bicchiere d'acqua, ma avrebbe potuto risparmiarsi questa agonia. Prima di condannarla in primo grado, infatti, il giudice andò nella sua cella e propose di scambiare la sua libertà con la conversione. La donna rispose: «Grazie. Ma se lei mi condanna a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per lui». Venne condannata e la sentenza di morte fu confermata anche in secondo grado. Ora siamo arrivati all'ultimo grado e i giudici dovranno decidere cosa fare di lei. L'avvocato della donna, Saiful Malook, musulmano, continua a chiedere la «piena assoluzione» per la sua assistita ed è «fiducioso». I giudici domani ascolteranno le parti e decideranno se emettere subito il verdetto oppure prendersi qualche giorno per decidere. Quest'ultima ipotesi è la più probabile visto che gli estremisti islamici in tutto il paese continuano a chiedere a gran voce la sua impiccagione. Sulla sua testa è stata posta una taglia di 50 mila rupie e come dichiarato al Giornale da Sardar Mushtaq Gill, legale cristiano della donna davanti all'Alta corte, costretto a fuggire dal Pakistan con la famiglia per le continue minacce di morte, «150 muftì e ulema del Pakistan hanno diffuso un comunicato per chiedere al governo che Asia Bibi venga impiccata in accordo con il Corano. Hanno voluto fare pressione ricordando che dare ogni tipo di assistenza a una blasfema è contro la legge islamica e che se Asia Bibi sarà portata in un altro paese straniero, scenderemo in piazza».

Il voto è molto delicato anche per il governo. Nel 2018 ci sono le elezioni e la Lega Musulmana del primo ministro Nawz Sharif rischia di perdere. Per questo non vuole irritare gli islamisti, già infuriati per l'impiccagione di Mumtaz Qadri, l'uomo che ha assassinato nel 2011 il governatore del Punjab, Salman Taseer, perché aveva osato difendere Asia Bibi. Qadri è considerato un «eroe dell'islam» e la sua condanna a morte è stato un segnale forte da parte del governo: non permetteremo che gli estremisti islamici comandino in questo paese.

Ora dovrebbe darne un altro e permettere l'assoluzione di Asia Bibi.

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