Politica

Palazzo Chigi si mette a fare la merchant bank

La mano di Renzi dietro le nozze del credito e il valzer delle poltrone

Camilla Conti«A Palazzo Chigi c'è l'unica merchant bank dove non si parla inglese». Correva l'anno '99 quando l'avvocato Guido Rossi commentava con una velenosissima battuta la benedizione dell'allora premier Massimo D'Alema alla scalata a Telecom da parte di Colaninno, della razza padana di Gnutti, con la partecipazione di Mps e delle coop rosse di Unipol. I premier passano ma le vecchie abitudini restano. Mentre prende lezioni private per migliorare il suo inglese un po' precario, Matteo Renzi gioca a fare il banchiere. L'attivismo del presidente del Consiglio e del giglio magico è stato notato nel bel mezzo delle trattative fra istituti popolari. L'aggregazione fra Bpm e Banco si fa più vicina dopo che anche Palazzo Chigi si è convinto di una sua più facile realizzazione rispetto al progetto alternativo che vedeva la fusione fra Bpm e Ubi. E come si sarebbe convinto il governo? Secondo i rumors romani, che ricordano come il risiko delle popolari sia appeso al solito valzer di garanzie sulle poltrone dei vari campanili, a pesare sarebbe stata la mossa del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che con il movimento Fare! ha deciso di appoggiare Renzi portandogli il voto di tre senatori risultati decisivi per bocciare le mozioni di sfiducia. E dove ha sede il Banco, promesso sposo di Bpm? Nella città di Giulietta e di Tosi che più volte si è espresso per la nascita di un polo attorno all'istituto scaligero per poi puntare in un secondo momento anche su Veneto Banca. Quanto alla zitella Ubi, non ha grandi dividendi politici da poter staccare. Ma Renzi e Bankitalia vorrebbero maritarla con Mps, e togliersi così di mezzo la grana senese. Insomma, a maggio dell'anno scorso il premier diceva che quel «sistema di relazioni in cui giornali, banche, fondazioni e partiti politici hanno pensato di andare avanti tutti insieme discutendo tra loro è morto» perchè «se non muore, muore l'Italia». Oggi, l'ha resuscitato con i pressing sulle fusioni. Si aggiungano i grovigli fra finanza e politica (non solo locale) che ancora tentano di allungarsi sulle sorti del Monte mentre altre manovre sinistre vengono segnalate dal sito Dagospia sulla presidenza di Intesa Sanpaolo. Secondo il gossip, il 21 dicembre scorso Marco Carrai, il presidente del consiglio di gestione di Intesa Gian Maria Gros-Pietro e l'ex ministro Francesco Profumo (candidato a prendere il posto di Luca Remmert al timone della Compagnia Sanpaolo, prima azionista di Intesa) si sarebbero riuniti nella casa fiorentina dell'avvocato Umberto Tombari, fondatore dello studio legale dove ha lavorato anche il ministro Maria Elena Boschi nonché presidente dell'Ente Cr Firenze, per influenzare le sorti del colosso del credito.Intanto a Piazza Affari ieri c'è stato lo sprint del Banco Popolare (+9,23%), di Bpm (+7,44%) e anche di Mps (+1,22% dopo una seduta sull'ottovolante) mentre Ubi ha ceduto lo 0,92 per cento. A Borse chiuse, sulla banche è tornato a farsi sentire anche il ministro del Tesoro, Piercarlo Padoan, annunciando che «l'autoriforma delle Bcc andrà in consiglio dei ministri la settimana prossima» e che nei prossimi giorni ci sarà «un pacchetto complessivo sulle banche, gli altri pezzi devono ancora essere messi a punto».

La merchant bank di Palazzo Chigi è al lavoro.

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