Economia

Palazzo Chigi-Vivendi: segni d'intesa. "Telecom, niente inversioni di rotta"

Smentito un incontro Gentiloni-Bolloré, il governo resta vigile sui due temi cruciali: la fibra ottica e altre scalate

Palazzo Chigi-Vivendi: segni d'intesa. "Telecom, niente inversioni di rotta"

Roma - «Finora non si riscontra nessuna inversione di rotta». Così un autorevole esponente del governo sintetizza lo stato dell'arte dei rapporti tra l'esecutivo e Vivendi come socio di maggioranza relativa di Telecom. Al di là delle smentite su presunti incontri tra il premier Paolo Gentiloni e il finanziere bretone nonché proprietario del gruppo media transalpino, Vincent Bolloré, le preoccupazioni di Palazzo Chigi e del Parlamento vertono su tematiche che vanno ben oltre la semplice defenestrazione dell'ad Flavio Cattaneo che oggi sarà sancita dal cda di Tim.

Le questioni sul tavolo sono due. In primo luogo, il presidente del Consiglio, il ministro dello sviluppo Calenda e il segretario del Pd, Matteo Renzi, sono interessati affinché Open Fiber (la joint venture Enel-Cdp per il cablaggio in fibra delle zone a fallimento di mercato) e Tim non si pestino i piedi come successo nei mesi scorsi. In secondo luogo, la maggioranza è preoccupata che possano verificarsi ancora incursioni come quella di Vivendi su Mediaset e per mettere al sicuro asset strategici (RaiWay in primis) si è ancora in attesa della tanto favoleggiata norma «anti-scalate» che da oltre sei mesi non trova spazio in nessun provvedimento e che il parlamentare renziano, Michele Anzaldi, ha messo nero su bianco in un'interrogazione presentata la scorsa settimana in commissione Trasporti alla Camera.

Il molto probabile avvicendamento di Cattaneo con il triumvirato de Puyfontaine-Recchi-Genish, perciò, non rappresenta un'«inversione di rotta», ma piuttosto - nell'ottica del governo - il perseguimento dello steso obiettivo con altri manager. Non a caso la stessa smentita da parte di Tim dei «litigi con il governo» come motivazione per la risoluzione del rapporto con l'ex ad di Terna contiene un'ulteriore precisazione. «La società - si legge - non ha deciso di far concorrenza allo Stato, in quanto è presente in quelle aree (a fallimento di mercato) con la propria rete da oltre 50 anni; l'intervento previsto consiste in un miglioramento della sua qualità, nel pieno rispetto delle norme». Si comprende bene come Telecom, pertanto, non abbia nessuna intenzione di recedere dal proprio programma anche se in alcune zone dovesse intersecarsi con i cantieri Open Fiber la cui partenza è imminente.

Anzi, conclude la nota del gruppo presieduto da Arnaud de Puyfontaine, la separazione con Cattaneo è motivata dagli «importanti risultati raggiunti in anticipo rispetto al Piano che consentono di iniziare una nuova fase». Circostanza un po' irrituale nel mondo finanziario la sostituzione di un dirigente che ha ottenuto buone performance (che dovrebbero essere sancite dalla semestrale questa settimana), ma questo è un altro discorso. Quello che nei Palazzi romani brucia ancora è la modalità di conseguimento degli «importanti risultati». Le riduzioni degli organici non sono mai indolori per la politica perché creano malcontento nella base elettorale. E, in fondo, questo decisionismo tutto transalpino il mondo della politica a Vivendi non l'ha mai perdonato.

Di qui l'auspicio, probabilmente destinato a restare tale, dell'«inversione di rotta».

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