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Pamela stordita e accoltellata Poi fatta a pezzi in terrazza

La diciottenne romana sarebbe stata uccisa nel salotto Il quarto indagato collabora, nuovi indizi per i pm

Pamela stordita e accoltellata Poi fatta a pezzi in terrazza

P amela Mastropietro sarebbe stata uccisa nel salotto dell'abitazione di via Spalato, dove ha trovato la morte in una sera di fine gennaio. I tre nigeriani accusati del delitto, Innocent Oseghale, Lucky Desmond e Awelima Lucky, l'avrebbero prima stordita con un colpo alla tempia e poi finita con due coltellate al fegato. Il sezionamento del corpo, invece, sarebbe avvenuto tra la sala e la terrazza, su cui non ci sono affacci di altri appartamenti. I rilievi con il luminol, effettuati l'altro ieri dai carabinieri del Ris, hanno evidenziato tracce ematiche in buona parte dell'attico in cui Oseghale viveva in affitto per 400 euro al mese. Sangue è stato trovato anche sotto al divano e nel cestello della lavatrice, probabilmente dove sono stati lavati gli abiti dopo che il cadavere è stato fatto a pezzi.

Ieri avrebbe dovuto tenersi l'interrogatorio di convalida del fermo di Lucky Desmond e Awelima Lucky, gli ultimi due arrestati in ordine di tempo, ma è stato rimandato a oggi, perché la procura ha nuovi documenti da presentare in sostegno dell'accusa. Sarebbero le parole del quarto indagato per l'omicidio. Si tratta di un altro nigeriano quarantenne, individuato perché sul suo telefono vi sono chiamate arrivate, nella giornata dell'omicidio, da parte dei presunti assassini. La sua posizione è marginale e non avrebbe avuto un ruolo nel delitto, ma sta collaborando con gli inquirenti per chiarire le responsabilità degli altri.

Cosa certa è che al momento i motivi per cui Pamela è stata uccisa non sono ancora chiari. Si sa solo che le sue tracce si perdono nell'appartamento di via Spalato, dove entrò dopo aver acquistato una siringa che, però, difficilmente le servì per iniettarsi da sola l'eroina, visto che aveva paura degli aghi. Fu probabilmente uno dei nigeriani a farle l'iniezione. Dopo il buio. Tra le 12 e le 18 i cellulari dei tre uomini smisero di trasmettere ed è ragionevolmente in quel lasso di tempo che la ragazza fu uccisa. Per un tentativo di stupro finito male? Per un rito sacrificale? Semplicemente per il gusto della violenza? C'è chi punta il dito sui traffici illeciti portati avanti dalla mafia nigeriana. E c'è chi polemizza ricordando che, invece, il dito andrebbe puntato contro l'unico vero responsabile di tutta questa storia: la droga. In una cittadina tranquilla come Macerata, infatti, lo spaccio di eroina sta diventando un cancro sempre più invasivo. Lo dimostrano i dati a disposizione della Questura, con arresti di pusher che hanno in media 5 chili di stupefacente a testa, pari a circa 145mila dosi. E se le quantità che arrivano sono così tante significa che, da qualche parte, c'è chi le consuma. Un fenomeno in crescita quello dell'uso dell'eroina da parte dei ragazzini, sempre più in cerca di un momento di sballo per fuggire da una realtà che li annoia. Era così anche per Pamela, a soli 18 anni costretta a essere rinchiusa in una comunità di recupero a causa della dipendenza da stupefacenti? Una conferma che, probabilmente, arriva proprio dalla sua tragica fine. Perché la droga porta con sé anche altri risvolti e incontri che, se non muori prima per overdose, come nel suo caso, possono significare la tua stessa fine.

Il corpo straziato della 18enne, questo lo dicono gli inquirenti, fu portato da Oseghale fuori dall'appartamento intorno alle 22.30. Fu un tassista camerunense, ignaro di cosa vi fosse in quei trolley che Innocent non voleva fargli neanche toccare, ad accompagnarlo a Pollenza, dove lo abbandonò.

Il resto è una storia che solo gli esami del Ris e dei medici legali nominati dalla Procura potranno ricostruire per dare, finalmente, una conferma dei nomi dei responsabili dell'atroce gesto e sulla fine di una ragazzina il cui sogno, probabilmente, era quello di tutti i giovani di oggi: trovare, da qualche parte, un po' di felicità.

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