Politica

Il Papa: sento che durerò poco

Francesco annuncia un Giubileo straordinario. Chi lo minaccia? Cosa teme?

Papa Francesco dice messa nella basilica di San Pietro
Papa Francesco dice messa nella basilica di San Pietro

Papa Francesco ha detto ieri di sentire che il suo pontificato sarà breve. Un'autoprofezia che messa in bocca al successore di Pietro fa un certo effetto e apre ipotesi inquietanti. Che cosa sa, teme o percepisce Bergoglio di così grave da farlo giungere a una conclusione del genere? Da dove può arrivare una minaccia in grado di colpire al cuore il cristianesimo? Evidentemente parliamo di un rischio grave, tanto da fare indire dal Papa regnante, di fretta e a sorpresa, un Giubileo straordinario (quello ordinario sarebbe stato nel 2025). Per trenta volte, dalla sua fondazione, la Chiesa ha sentito la necessità di indire un Giubileo, o Anno Santo, durante il quale il fedele può ottenere la remissione di tutti i peccati varcando la porta della Basilica di San Pietro. Un azzeramento e una rinascita per la comunità ma anche per la Chiesa stessa. A volte la minaccia arrivava dall'esterno, altre dal suo interno. E queste sono le due ipotesi che anche oggi aleggiano nell'aria.

Non è un segreto che Francesco sia in difficoltà con la gerarchia ecclesiale che in buona parte non ha gradito il suo piglio rivoluzionario, i suoi modi sobri ma spicci. C'è chi sostiene che - facendo il paragone con la politica - il Papa non abbia più la maggioranza per continuare a governare. In questa ipotesi il Giubileo sarebbe il modo per sottrarsi agli intrighi di curia e mettersi nelle mani del popolo dei credenti che caleranno su Roma in cerca dell'indulgenza.

L'altra ipotesi è che Bergoglio percepisca come grave la minaccia che arriva alla cristianità su più fronti. Il primo è quello di un Occidente - Europa in testa - che sta galoppando con le sue politiche verso la distruzione di ciò che resta delle radici cristiane. Il secondo - conseguenza del primo - è quello di un islam che ha lanciato una nuova guerra santa contro gli infedeli e che si è dato come obiettivo issare la sua bandiera sulla cupola di San Pietro dopo aver decapitato il Papa stesso.

In ogni caso, quella di Bergoglio è una chiamata alle armi. Non i coltelli dei tagliagole, non i kalashnikov dei terroristi, ma la misericordia dei cristiani. Un moto di orgoglio che, comunque lo si legga o la si pensi - e al netto di una ritualità che può apparire oggi desueta - deve interpellare tutti, anche i laici più convinti.

Perché il dilagante astensionismo alle urne non diventi presto un astenersi anche dalla vita.

Commenti