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Il Papa vola nell'inferno di Lesbo. E torna a casa con dodici migranti

Visita lampo del Pontefice nella Lampedusa greca: "Qui c'è da piangere". Poi rientra con tre famiglie musulmane: "Saranno ospiti del Vaticano"

Il Papa vola nell'inferno di Lesbo. E torna a casa con dodici migranti

Un viaggio ecumenico, umanitario e politico. L'Europa sia «patria dei diritti», abbatta i recinti, mostri rispetto e sia solidale di fronte al dramma dei migranti. Dodici profughi, tutti musulmani, sono saliti sull'Airbus A-320 di Alitalia che ha riportato Bergoglio da Mitilene, nell'Isola di Lesbo, a Roma. È il gesto dal fortissimo valore simbolico voluto da Papa Francesco che, dopo la visita-lampo di appena 5 ore nell'isola greca per abbracciare i migranti, ha deciso di portare in Vaticano i membri di tre famiglie siriane. Un gesto di accoglienza, l'ha definito padre Federico Lombardi, verso persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesbo prima dell'accordo fra Unione Europea e Turchia. Gesto che il leader della Lega Matteo Salvini non ha mancato di criticare scrivendo in un tweet che «i poveri ci sono anche a due passi dal Vaticano, ma forse fa meno chic».

Bergoglio vola a Lesbo per assicurare vicinanza e solidarietà ai rifugiati, ma soprattutto per strigliare l'Unione Europea. «I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati» afferma il Pontefice. «Questo è un viaggio segnato della tristezza. Andiamo ad incontrare la catastrofe umanitaria più grande dopo la Seconda guerra mondiale», dice appena partito. «É stata una giornata forte, c'era da piangere», ribadisce a conclusione della visita. Nella «Lampedusa greca», Francesco viene accolto dal premier Alexis Tsipras («Grazie per i messaggi contro la guerra e di accoglienza in un momento in cui altri leader cristiani alzano muri e barriere» ha detto); ad attendere il Papa anche il Patriarca Bartolomeo I e l'arcivescovo ortodosso Hieronymos.

Poi il momento centrale del viaggio, la visita al campo rifugiati di Moria, che ospita circa 2.500 richiedenti asilo. Francesco ascolta attento le loro storie, accarezza bambini, stringe mani, benedice donne col velo e ragazzi. I rifugiati urlano «Freedom, freedom» («libertà, libertà»), nel luogo del respingimento deciso dall'accordo siglato tra Ankara e Ue. «Voglio dirvi che non siete soli afferma il Papa gesuita siamo venuti per richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità». Il riferimento è all'Ue affinché costruisca ponti e non muri. Invoca, il Papa, lo «spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana» che contraddistinguono il Vecchio continente. L'arcivescovo Hieronymos condanna la «bancarotta dell'umanità» mentre Bartolomeo chiosa: «Il mondo sarà giudicato dal modo in cui vi ha trattato». «Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio» mediante «iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti», scrivono i tre leader religiosi nella dichiarazione congiunta.

Il Papa ringrazia il popolo greco per l'accoglienza e per aver «saputo tenere aperti i cuori e le porte. Dio saprà ricompensare questa generosità», dice. «L'Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare». Poi il monito più forte: «L'umanità vuole costruire ponti e rifugge dall'illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura». «In Europa sono tornati i ghetti afferma sul volo di ritorno invece bisogna integrare, ma capisco i popoli che hanno una certa paura». Ma è l'immagine della scaletta dell'aereo con in fila i 12 profughi siriani giunti a Roma la sintesi di una giornata che resterà nella storia per il suo significato simbolico e politico. «Inviterei i trafficanti di armi - in Siria per esempio, che dà le armi a diversi gruppi - a passare una giornata in quel campo profughi.

Credo che per loro sarebbe salutare».

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