Politica

Paracadutisti in azione A Bassano si ripara il Ponte degli alpini

Dopo rinvii e scontri, al via i lavori. L'opera distrutta nel '45, ricostruita dalle penne nere

Serenella Bettin

Se un giorno mai dovesse crollare il Ponte di Bassano, il Brenta che scorre sotto si porterebbe via interi capitoli e capitoli di storia, trascinati alla deriva dalla corrente del fiume. Sì, proprio quel Ponte, il Ponte degli Alpini, quello dove «ci darem la mano», quello dove ci darem «un bacin d'amor». Quell'opera d'arte che si sdraia sopra Bassano, che di giorno veglia e che di notte dorme, ora ha bisogno di una mano. In tanti, ancora mesi fa, ne avevano parlato: crollo sì, crollo no. Alcuni avevano detto che il rischio crollo c'era, altri avevano detto che «no non c'era», che il Ponte aveva bisogno di una ristrutturazione. Varie diatribe si erano susseguite, dibattiti, scontri e incontri e così tra una presa di posizione e l'altra, tra chi tirava da una parte per dire «sì crolla», tra chi tirava dall'altra per dire «no non crolla», il caro vecchio Ponte ancora regge e resiste. A vederlo da distante, però, sembra una lingua di legno mangiucchiata dal tempo, sorretta dai cari vecchi piloni che ormai ne hanno viste di tutti i colori. Non è più dritto, fa la conca, sembra la carreggiata di un sentiero di montagna che va su e giù. E da lontano appare così ondeggiante, così zoppicante. Come un vecchio, che ogni mattina si sveglia e sorregge ancora centinaia di migliaia di turisti, ma che senza l'aiuto di un bastone non avrebbe più retto se stesso.

Ora il sostegno è arrivato e i lavori finiranno nella primavera - estate del 2019. Il Ponte di Bassano vanta una storia centenaria. Costruito cinquecento anni fa, nel corso del tempo è stato rimaneggiato più e più volte: prima incendiato, poi nel 1813 bruciato, poi rifatto e rattoppato; nel 1850 alzarono i rostri, nel 1945 saltò per metà a causa di una bomba partigiana, nel 1966 la piena del Brentana e negli anni Novanta ancora rattoppato, così adesso sembra un quadro di stoffa con varie toppe: di diverso colore a seconda del legno, a seconda se il legno è marcio oppure no. «Le travi sono marce al trenta per cento aveva detto, ancora la scorsa primavera, Giannantonio Vardanega, titolare della Nico Vardanega di Possagno che si è aggiudicata i lavori di restaurazione se l'acqua monta siamo spacciati». Martedì scorso una piena importante, ma ora una squadra degli uomini di Vardanega, paracadutista del 5° battaglione El Alamein, è al lavoro per salvare il Ponte degli Alpini. Un lavoro che prevede la deviazione dello stesso fiume Brenta. «Adesso è il momento spiega a Il Giornale Giannantonio Vardanega dell'opera più complessa: la deviazione del fiume, metà ponte verrà messo in asciutta. Il problema era come deviare il fiume, la deviazione verrà fatta da sopra, a monte del ponte. Ma ora il ponte è sicuro, dopo aver puntellato e messo in sicurezza le prime due stillate (i punti di appoggio del ponte, ogni punto di appoggio ha otto colonne) è iniziato il restauro vero e proprio. Il ponte va restaurato, non è a rischio crollo, un discorso in questo senso era stato fatto a suo tempo, quando c'era la necessità di puntellare il tutto. Ora il ponte è sbilenco perché ha avuto dei cedimenti nel tempo». «Il cedimento che avete notato spiega a Il Giornale il sindaco di Bassano, Riccardo Poletto c'è da alcuni anni, ha avuto una progressione rapida nel 2015; poi l'accasciamento si è bloccato nel 2016. Ora hanno puntellato le stillate, ma non ha timori statici e si provvederà al restauro».

Un restauro e dei lavori il cui impegno totale di spesa ammontava a poco più di sei milioni di euro, scesi a quattro al ribasso del 20%.

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