Politica

Parigi, Macron nel mirino: «Non ha fermato i gilet gialli»

Polemiche sul piano sicurezza: i casseur hanno agito indisturbati. L'esecutivo promette «misure forti»

Francesco De Remigis

Parigi L'unico argine istituzionale all'isteria collettiva che vuol ridurre la mobilitazione dei gilet gialli a un'orda di casseur, delegittimando un movimento che resiste da quattro mesi, è il Senato francese. Infatti, sia il ministro dell'Interno Cristophe Castaner, sia quello dell'Economia Bruno Le Maire, sono stati convocati per martedì. Dovranno rispondere del discutibile piano sicurezza, un lassismo sospetto che, a fronte di 6mila uomini schierati sabato a Parigi per il diciottesimo atto di protesta, ha permesso a 1.500 black-bloc di trasformare gli Champs-Elysées in un campo di razzia.

Ristoranti e boutique sfondati, vandalizzati e depredati, edicole date alle fiamme. Eppure le forze dell'ordine erano lì, visto che ogni negozio di lusso preso a colpi di spranga e derubato, dieci o venti minuti dopo vedeva cordoni di sicurezza piazzarsi davanti a vetrine ormai inesistenti; per impedire - a quel punto inutilmente - l'accesso ai ladri. I casseur si erano infatti già spostati verso l'Arco di Trionfo per l'ennesima guerriglia urbana. Per la prima volta, la polizia ha usato speciali polveri lacrimogene più urticanti.

Il premier Edouard Philippe ha ammesso «disfunzionamenti». Ma la bufera sul governo non si placa. Il modus operandi della polizia ha sconvolto gli stessi sindacati delle forze dell'ordine. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, pretende «spiegazioni» dall'esecutivo. Specie dopo che il premier e il ministro dell'Interno si erano messi d'accordo per mantenere la protesta circoscritta agli Champs-Elysées ed evitare «fusioni» con la pacifica manifestazione sul clima di Place de la République.

I casseur erano attesi sugli Champs e il perimetro era limitato. Allora perché nessuno è intervenuto per tempo? Perché si è permesso di distruggere il più noto viale di Parigi in poche ore rendendolo bersaglio della vergogna del mondo intero? Il sindacalista David Michaux, dell'Unsa Police, spiega che ben 12 unità di polizia sono state lasciate in zone a rischio potenziale; come l'Eliseo, Matignon, Assemblea Nazionale e ministero dell'Interno. Era già chiaro che tutto si sarebbe svolto tra Arco di Trionfo e Champs, in un'area di circa 800 metri. Allora perché lasciare altrove mille funzionari specializzati in antisommossa?

Forse per far sembrare intere famiglie venute a proprie spese, per manifestare, un'accolita di rancorosi pronti a svaligiare boutique? Una tentazione evidentemente grande, per il governo. Specie in una fase in cui, terminato il grande dibattito nazionale promosso dal presidente, ci si aspettava risposte; invece Macron ha annunciato l'ennesima consultazione per oggi e domani: una serie di intellettuali lo aiuteranno a fare sintesi. Dopo i saccheggi ha detto che tutti quelli che erano sugli Champs si sono resi complici dei casseur. (Anche i giornalisti che hanno filmato perfino qualche poliziotto mentre frugava nei negozi in cerca di magliette?).

La riunione interministeriale, convocata per estinguere il fuoco di critiche delle opposizioni, preannuncia «misure forti», che il premier proporrà in mattinata. Il Gran Débat, partito a gennaio, aveva affievolito la rabbia dei gilet gialli, pronti a cogliere ciò che di positivo veniva dall'Eliseo. Ma gli annunci sono rimasti tali e i 10 miliardi promessi da Macron sono in buona parte nel cassetto; secondo la Corte dei conti, neppure ci sarebbero. Il Senato riafferma la missione di controllo sul governo, come per l'affaire Benalla.

Alla fine di una settimana che segna forse il punto più basso della mobilitazione pacifica, oscurata ormai dalle violenze.

Commenti