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Parte la von der Leyen. E i grillini si disintegrano

Via alla Commissione Ue. L'eurogruppo M5s si divide in tre: 10 votano sì, 2 no e 2 astenuti

Parte la von der Leyen. E i grillini si disintegrano

A Strasburgo i grillini vantavano ancora un barlume di credibilità: impantanati in gaffe e defezioni parlamentari in patria, in sede Ue s'erano appuntati lo stendardo di ago della bilancia per far partire la nuova Commissione europea, cioè il «governo» del Vecchio continente. A luglio votano compatti per Ursula von der Leyen; si incensano parlando di pattuglia decisiva (14 eurodeputati grillini grazie ai quali viene indicata Ursula, con soli 9 voti di scarto, insieme a quelli di Forza Italia e Pd). Ma ieri, nel giorno del dunque, in cui il Parlamento Ue ha dato via libera alla neonata commissione in forte ritardo, si sono fatti riconoscere per quel che sono: divisi e inaffidabili. Se non «pataccari», che usano un voto chiave per ambizioni di rivalsa interna.

A favore della commissione von der Leyen, votano 461 europarlamentari. Ben oltre i necessari, superando la precedente guidata da Jean-Claude Juncker; 157 contrari, 89 le astensioni. Ursula chiede sostegno all'aula «per dare un nuovo inizio all'Europa». I tre principali gruppi politici confermano quanto preannunciato: favorevoli Ppe, Socialisti e democratici, liberali ma anche gli euroscettici conservatori polacchi del PiS (che governano a Varsavia e hanno espresso un commissario). Contro Lega, Fratelli d'Italia e sinistre estreme.

In un decisivo scrutinio palese e nominale (al contrario del precedente di luglio che vide numerosi franchi tiratori), i grillini invece si disintegrano pubblicamente. Philippe Lamberts, co-presidente dei Verdi all'Europarlamento (astenuti), alla vigilia del voto aveva già espresso dubbi sulla loro affidabilità: «I legami tra la Casaleggio e M5S sono piuttosto strani - spiegava - Non si è mai sicuri su chi decide davvero». Una profezia pronunciata nottetempo per giustificare la mancata alleanza verde-grillina in sede Ue.

La loro navigazione a vista è certificata. Solo 10 eurodeputati Cinque Stelle appoggiano il neo esecutivo, 2 votano contro e altri 2 si astengono. Piernicola Pedicini motiva il suo No su Facebook: «Non svendo l'identità del Movimento». La capodelegazione M5s all'Europarlamento, Tiziana Beghin, prova a giustificare la spaccatura: «Il Movimento ha un'anima diversificata e c'è chi non si sente a proprio agio, legittimamente. Ma il M5S, pur con riserve, appoggia questa commissione». Sarà. Ma nel giro di quattro mesi i grillini si sono sgretolati anche a Strasburgo. Per ora senza sanzioni ai diretti interessati.

Il tutto pare ancor più grave, visto che il ministro degli Esteri italiano è Luigi Di Maio, capo politico del movimento a cui Beppe Grillo ha appena concesso l'accompagno e che, evidentemente, non è in grado neppure di tenere uniti 14 euro-eletti. Se si pensa al peso avuto a luglio per l'investitura di von der Leyen (passata grazie ai 5 Stelle), la giornata europea certifica lo stato grillino di caos. Rendendolo, anche a danno dell'Italia, palese in tutte le latitudini Ue.

Domenica, nel Museo della Storia europea, comincerà l'avventura della commissione. Nelle mani della nuova governance sarà consegnata una copia dei trattati di Roma, istitutivi dell'Ue. Ci sarà anche la presidente della Bce Christine Lagarde. Ma il «governo» Ue pare già diviso. Von der Leyen parla di «squadra eccezionale». Paolo Gentiloni è «moderatamente ottimista» dopo le difficoltà di formazione dell'esecutivo, con la bocciatura di tre commissari (la francese Goulard e i due indicati da Romania e Ungheria).

Priorità alla lotta al cambiamento climatico («Venezia è vitale», ha detto von der Leyen), digitalizzazione, equilibrio geopolitico e immigrazione «con cui fare i conti».

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