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Partita la corsa all'Eliseo e Le Pen è già nel tritacarne

La leader del Front National criticata per il prestito da una banca russa al partito. Proprio ora che è in testa nei sondaggi per le presidenziali

Partita la corsa all'Eliseo e Le Pen è già nel tritacarne

Un presidente socialista completamente delegittimato, un governo appeso ai destini del capo di Stato più impopolare della storia, la destra moderata che prepara l'assalto al nemico ma si divide in una lacerante guerra fra clan e infine l'estrema destra che cavalca la disaffezione degli elettori e avanza di elezione in elezione con in testa il grande obiettivo: la conquista dell'Eliseo. È su questi dati di fondo che si è appena aperta la settimana calda della politica francese. Sabato i due grandi appuntamenti: il primo turno dell'elezione del presidente dell'Union pour un Mouvement populaire, il centrodestra francese, nel quale Nicolas Sarkozy è dato per favorito, e poi il Congresso del Front National a Lione, in cui «l'altra destra» tenterà di accreditarsi definitivamente come alternativa ai professionisti della politica e raccogliere il malcontento dei francesi per sfidare i partiti tradizionali. Nicolas Sarkozy e Marine Le Pen corrono per la qualificazione alla gara decisiva in vista del 2017: il voto per la conquista della presidenza.

Ecco perché i passi di entrambi sono nelle ultime ore sotto la lente di ingradimento della base, dei media ma soprattutto degli avversari politici. La notizia del sito d'inchiesta Mediapart sul prestito al Front National di una banca russa vicina al presidente Vladimir Putin sarebbe, secondo i detrattori, da una parte la prova di un'alleanza scomoda con i vertici del potere russo, dall'altra la nemesi di un partito definito ancora da molti «neofascista» ma che alla fine trova sostegno sotto l'ala dell'ex uomo del Kgb. Il copione, tuttavia, da anni si ripete anche tra i Conservatori britannici, al di là della Manica. Dal 2010 i Tory di casa a Londra hanno rivevuto oltre un milione di sterline (quasi un milione e mezzo di euro) in donazioni dagli oligarchi russi. Clamorosa la partita di tennis con il premier britannico David Cameron e il sindaco di Londra Boris Johnson «comprata» da Lubov Chernukhin, moglie dell'ex vice ministro delle Finanze russo Vladimir, durante il gala annuale con cui il partito chiama a raccolta i finanziatori. Alla fine non c'è certezza che il match si sia svolto, ma quel che è sicuro è che la signora, lo scorso luglio, ha versato ai Conservatori britannici 170mila euro e che, durante la serata di raccolta-fondi, un tavolo per lobbisti e oligarchi andava al prezzo di 12mila sterline. La prova, insomma, che il denaro proveniente da Mosca e dintorni fa gola alla politica e che la voglia di Marine Le Pen di arrivare all'Eliseo è pari a quella di David Cameron di restare a Downing Street. La differenza sta nel fatto che alle prossime presidenziali in Francia, secondo i sondaggi, Marine è pronta a sbaragliare tutti, impedendo alla gauche di passare il primo turno e primeggiando su Sarkozy e l'ex premier Alain Juppé col 30 per cento.

Quanto a Sarkozy, l'accusa è di volersi accreditare come l'uomo del ressemblement , della pacificazione a destra, ma di giocare in fondo per la rottura con la decisione di candidarsi alla presidenza dell'Ump e di voler poi rilanciare con la candidatura all'Eliseo. Il futuro presidente del partiro - è la convinzione di chi lo contesta dall'interno - non dovrebbe correre anche alle primarie in cui si sceglierà il candidato per la presidenza, anche per evitare di lasciare l'Ump «scoperto» quando tutte le energie potrebbero confluire nella corsa per la conquista dell'Eliseo. Non la pensano così però i sostenitori di Sarkò, che sabato hanno offerto - così accusa il deputato Brune Le Maire - «lo spettacolo avvilente della destra», a rischio di cadere «nella vecchia trappola mortale che sono le guerre tra capi, con il ritorno di clan, divisioni, lotta tra persone quando dovremmo invece avere una lotta di idee». Cos'è accaduto? Il più temuto rivale di Sarkozy, l'ex primo ministro Alain Juppé, candidato anche lui alle primarie per la presidenza, viene fischiato quando in qualità di sindaco di Bordeaux, prende la parola e invita la destra a unirsi al centro e chiede primarie «aperte».

La battaglia per l'Eliseo è appena cominciata ma rischia di lasciare parecchi feriti sul campo.

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