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La partita delle nomine: Ruffini all’Agenzia delle Entrate

Il nome sarà ufficializzato domani. Quello di Ruffini è un ritorno voluto fortemente da Matteo Renzi. Demanio e Dogane finiscono in quota M5S

La partita delle nomine: Ruffini all’Agenzia delle Entrate

Il governo fa quadrato intorno al suo nome. Voluto da Matteo Renzi, accettato di buon grado da Nicola Zingaretti e certificato senza troppa convinzione da Luigi Di Maio. Il suo è un rientro dopo un periodo di assenza. Ma siamo sicuri che tra le pareti di quegli uffici ritroverà degli amici. Nella grande partita delle nomine fa rumore il ritorno di Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate.

Il suo maggiore sponsor è Renzi, ex premier e leader di Italia Viva. Il legame tra i due è solido. Tutto comincia nel 2010. È la prima Leopolda e sul palco voluto dall’allora sindaco di Firenze sale proprio Ruffini. Qualche anno dopo (siamo nel 2015) Ruffini viene nominato amministratore delegato di Equitalia. Poi, nel 2017, diventa direttore dell’Agenzia delle Entrate. La mano di Renzi dietro le sue nomine è costante. E anche oggi, rumors, sembrano orientare questa scelta come conseguenza di una segnalazione da parte dello stesso leader di Iv.

Il Pd ha detto subito sì, ma Luigi Di Maio si è messo inizialmente di traverso. Il ministro degli Esteri ha continuato a tentennare fra un “ni” e un “so”, spingendo invece per la conferma dell’attuale direttore, il generale della guardia di finanza: Antonio Maggiore. Nominato lo scorso agosto proprio in sostituzione di Ruffini. Questione di poche ore e tutto verrà sistemato. Niente paura.

Nel consiglio dei ministri di domani sera, secondo quanto scritto dall’Huffington Post, il destino sarà segnato. Alle Dogane va Antonio Agostini che viene dal Cipe ed è sostenuto dai 5 stelle. Così come il neodirettore del Demanio. Sarà quindi il cdm in programma domani alle 21, al ritorno di Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri da Davos, a dare il via libera alle prime nomine di peso. La partita si sblocca. Basta pensare che l’incarico dei direttori delle tre agenzie fiscali (Entrate, Dogane e Demanio) è scaduto il 9 dicembre.

Queste nomine di rilievo sono rimaste bloccate per settimane. Il che indica quanto nella maggioranza siano aspre le contese. La traccia politica è comunque quella della spartizione, almeno così viene letta in casa pentastellata. Se è vero che le Dogane hanno un’importanza strategica in tempi di Brexit, è però altrettanto evidente che le Entrate hanno un peso specifico decisamente maggiore. Dalle Entrate passa infatti un pezzo importante della missione politica che il premier, Giuseppe Conte, si è attribuito con l’ultima manovra, lanciando il patto con tutti i cittadini onesti contro l’evasione. Ecco perché la nomina di Ruffini non sarebbe stata cosa facile.

È vero infatti che uno dei grandi temi della partita politica destinata a dettare l’agenda nei prossimi mesi riguarda proprio il fisco e in generale la sensibile riduzione delle tasse sostenuta dal centrodestra. Qualcosa che comunque la si pensi fa breccia negli animi e nel portafogli degli elettori. Per tutti i partiti che siedono tra gli scranni della maggioranza la grande minaccia ha un nome e un cognome: Matteo Salvini. Il segretario della Lega continua a ripetere che le tasse vanno abbassate sul serio. Così Zingaretti e Renzi vorrebbero prenderlo in contropiede.

Riusciranno nel loro intento? Ce ne accorgeremo presto.

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