Economia

Partite Iva distrutte da Renzi In mille giorni tasse al 51%

Allarme Cgia: altro che «miracolo», per i lavoratori autonomi nessun beneficio dalle mosse dell'ex premier

Partite Iva distrutte da Renzi In mille giorni tasse al 51%

Beato quel paese che non ha bisogno di piccoli produttori. Quello, in fondo in fondo, sognato dalle banche e, più in superficie, anche da Matteo Renzi. Paese nel quale la dinamica si svolge tutta tra Grande Fabbrica e Salariati. Dove il controllo sociale è massimo e il Potere vive finalmente senza patemi d'animo. Dove, presumibilmente, la classe dominante dei «maiali» ha già decretato che «uno vale uno» per poter liberamente pensare che tanto «uno vale l'altro»; trattandosi solo di manodopera, merce, schiavitù. Scenario che somiglia a quello della Fattoria di Orwell, vero. Com'è vero che «produrre» in proprio, intraprendere, lavorare da autonomi, commerciare per sbarcare dignitosamente il lunario, è oggi impresa da «piccoli eroi». Paragone che non sarebbe apparso infondato a Berthold Brecht, se avesse potuto assistere a una delle mille odiose angherie cui è sottoposto quello che in Italia si definisce il «mondo delle partite Iva». Mondo di dimenticati, come emerge dall'incuria dei governanti. E qualche dato è tra quelli diffusi ieri dalla Cgia di Mestre, a cominciare da ciò che dovrebbe indignarci se non fossimo assuefatti e rassegnati. Le partite Iva subiscono una pressione fiscale del 51 per cento. L'ufficio studi Cgia lo ha calcolato sulla base dei mille giorni di governo Renzi, il tanto strombazzato (dal Sé medesimo) «miracolo all'italiana». Le tasse si sono abbassate in maniera strutturale per oltre 21 miliardi di euro, vero. Ma i vantaggi hanno interessato solo i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e le imprese medio-grandi. «Per poco meno di tre milioni di partite Iva - artigiani, commercianti e lavoratori autonomi senza dipendenti - i benefici sono stati pressoché nulli», ci dice la Cgia. Che prende come esempio il bonus degli 80 euro, costo per l'erario di quasi 9 miliardi l'anno. Bello sarebbe stato vederli investiti nella riduzione del debito e/o in un rilancio reale dell'economia. Invece si sono dispersi in una specie di «micro risparmio aggiuntivo» per oltre 11 milioni di dipendenti a basso reddito, senza smuovere di un millimetro i consumi. Così l'eliminazione dell'Irap dal costo del lavoro ha avvantaggiato le imprese con più dipendenti, mentre quasi otto imprese individuali su dieci «non hanno goduto di alcun beneficio». Lo stesso per più della metà delle società di persone. E uguale discorso può valere, conti Cgia alla mano, per l'abolizione della Tasi alle famiglie più povere e l'abbattimento dell'aliquota Ires dal 27,5 al 24 per cento.

D'altronde che le micro-imprese costiuissero soltanto a parole il «tessuto» produttivo che fa ricca l'Italia è sempre stato abbastanza chiaro. Qualsiasi (anche minimo) incontro con l'opprimente e occhiuta Burocrazia lo rende tangibile; qualsiasi impatto con le lacune nella lotta all'illegalità, ogni inciampo sulle infrastrutture inadeguate. E, come se non bastasse, sono in arrivo anche i dazi di Trump. Che accresceranno il senso di precarietà e insicurezza di questi imprenditori di se stessi. Con Renzi, va detto, c'è stato però qualcosa di più di una semplice «smemoratezza». Basti ricordare la sprezzante sfida lanciata nel giugno scorso all'assemblea di Confcommercio che lo fischiava inviperita, invitandolo a «tagliarsi lo stipendio». Le parole di Renzi, tutto un programma: «Fischiatemi, fischiatemi pure, se avete il coraggio... Io difendo la buona politica, la politica con la P maiuscola... Dovete crederci... Io rispetto anche chi considera gli 80 euro una mancia elettorale, è legittimo... Ma si tratta per me di una misura di giustizia...». Abbiamo visto come la «giustizia» della misura abbia inciso sulle tasche degli italiani e sugli scenari economici. Zero. Lo abbiamo (ri)scoperto nei mesi successivi al referendum di dicembre, quando è tornata in voga la libera critica al premier, in quanto perdente. E, a maggior ragione, quando l'Unione europea ci ha presentato il conto salato da pagare.

Per le buffonate di uno, andremo a rimetterci tutti.

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