Politica

Patrimoniale e manette: ecco il programma di Grasso

Il presidente del Senato si sente già Robin Hood: leader di una forza ipergiustizialista che tartassa i ricchi

Patrimoniale e manette: ecco il programma di Grasso

Il passo, ufficiale, si è compiuto con l'addio, all'indomani del via libera al Rosatellum, al Pd: Pietro Grasso si prepara, dopo aver occupato per 4 anni e 8 mesi la poltrona della presidenza del Senato, a indossare i panni «nuovi» del leader politico. Il primo segnale c'è stato a Napoli, a fine settembre, in occasione della festa nazionale di Mdp: Grasso, invitato dall'ex segretario dei democratici Pier Luigi Bersani, lo stesso che l'aveva voluto prima come capolista al Senato nel 2013 e poi alla guida della seconda carica dello Stato, ha infiammato la platea post-comunista definendosi «un ragazzo di sinistra». Il benservito a Renzi e l'iscrizione al gruppo Misto hanno poi sdoganato la leadership a sinistra di Grasso, che ieri ha ricevuto anche la benedizione di Nichi Vendola. Nella prima uscita ufficiale, in veste sia di presidente del Senato che di leader del partito della sinistra anti-renziana, che un sondaggio di Ipr marketing realizzato per Il Giorno quota al 15 %, Grasso individua già la traiettoria della sua creatura: un partito capace di risvegliare la stagione giustizialista incarnata prima dall'Idv di Antonio di Pietro e poi dal M5S di Beppe Grillo. Parlando alla platea del teatro degli Illuminati a Città di Castello, l'ex pubblico ministero fissa nella legalità il baricentro della propria azione politica: «Oggi noi ci ripetiamo spesso che la legalità è parte essenziale del bagaglio democratico di una nazione». Prima ancora di lavoro e crescita economica.

Il manifesto politico di Grasso si poggia su tre pilastri: giustizia, immigrazione libera e patrimoniale. Ma l'inquilino di palazzo Madama immagina allo stesso tempo di rafforzare i diritti per le unioni civili. Sul tema della giustizia, da ex giudice che sembra non aver mai lasciato la toga, il presidente del Senato ha idee chiarissime: corrotti e mafiosi vanno messi sullo stesso piano. Ma c'è di più: basta il semplice sospetto di corruzione per giustificare la risposta dello Stato. Al punto che Grasso sia considerato il padre del nuovo codice dell'antimafia: «È nel programma del Pd, per una volta che attuiamo il programma non si può tornare indietro». Codice che, tra le tante misure discutibili, equipara i reati contro l'amministrazione pubblica, come corruzione e concussione, a quelli di associazione mafiosa. In pratica, potranno essere sequestrati i beni di chi è anche soltanto sospettato di corruzione.

Altra stella popolare dell'agenda politica del presidente del Senato sono le intercettazioni che non andrebbero mai limitate. Grasso premier vorrebbe trasformare l'Italia in un unico Grande Fratello. Nel luglio 2015, la seconda carica dello Stato difendeva l'uso illimitato delle intercettazioni: «Le intercettazioni, lo dico da sempre, sono un mezzo di indagine irrinunciabile e indispensabile che non va in alcun modo limitato». Sulla questione immigrazione, l'ex capo dell'antimafia non solo auspica, anche con il voto di fiducia (in questo caso non ci sarebbe alcuna forzatura istituzionale), l'approvazione dello ius soli ma chiede il diritto di asilo politico per tutti gli immigrati. Il 3 ottobre, in occasione della giornata della memoria delle vittime dell'immigrazione, Grasso ha ricordato che l'articolo 10 Costituzione prevede «che lo straniero al quale si è impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge».

L'ex giudice vuole aprire le porte dell'Italia agli immigrati ma chiuderle ai capitali. Nella ricetta economica per rimettere in corsa il Paese, Grasso non punta al taglio del cuneo fiscale ma a una tassa sulla ricchezza per finanziare la spesa e l'apparato statale.

La sinistra italiana sembra aver trovato il suo nuovo Robin Hood.

Commenti