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Patto di desistenza Pd-M5s per salvarsi alle Regionali

Gli alleati eviteranno scontri diretti in Emilia, Umbria e Calabria. Grillo spinge per un'intesa

Patto di desistenza Pd-M5s per salvarsi alle Regionali

La palla è stata lanciata da molti esponenti del Pd e, in privato, dallo stesso Beppe Grillo. Non è più un mistero che il Garante e fondatore del M5s voglia trasformare l'asse con il Pd in qualcosa di più organico rispetto al semplice «contratto di governo» stipulato con la Lega. Il comico genovese immagina un Movimento collocato in una dimensione di centrosinistra, seppure vaga, e ancorato a valori progressisti e ambientalisti. «Non si governa da nemici», ha rimarcato ieri il segretario dem Nicola Zingaretti. E qui arriviamo al primo punto della trasformazione dei Cinque Stelle. Che passerà prima per Bruxelles e arriverà, ancora non si sa quando, sui territori. La svolta è arrivata ieri da fonti grilline all'Europarlamento, e viene confermata dagli stellati che presidiano i Palazzi romani.

«Siamo pronti ad avviare un confronto serio, leale e costruttivo con il gruppo dei Verdi - hanno detto fonti M5s - con loro abbiamo molti punti in comune e abbiamo delle innegabili affinità politiche su svariati temi: ambiente, energie rinnovabili, lotta all'austerity, agricoltura biologica, acqua pubblica e infrastrutture utili ai cittadini». E poi: «Siamo sicuri che prevarrà la voglia di cambiare l'Ue in meglio e rafforzarla con un Green New Deal europeo». D'altronde l'ambiente è un tasto su cui il Movimento ha ricominciato a battere con forza a partire dall'avvio della trattativa con il Pd. Nelle linee programmatiche per il nuovo governo, diffuse dal M5s in un documento di poco più di due pagine pubblicato sul Blog delle Stelle, al punto 5 viene utilizzata la stessa espressione pronunciata dalle fonti al Parlamento Europeo: «Occorre realizzare un Green New Deal che comporti un radicale cambio di paradigma culturale». I Verdi europei hanno risposto così: «Ora con il M5s le cose sono cambiate». E il presidente della Camera Roberto Fico ha rilanciato ieri su una legge per l'acqua pubblica.

Riposizionamenti che rischiano di creare incroci pericolosi. A partire dalle regionali che si terranno nei prossimi mesi in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna. Tre regioni governate dal centrosinistra che potrebbero finire nelle mani del centrodestra unito. Dai vari referenti del Pd sono arrivate aperture piuttosto esplicite: «Un'intesa non è scontata, ma una verifica va fatta», ha detto ieri Andrea Orlando. Fino ad ora respinte al mittente dai luogotenenti del M5s. Ma la decisione verrà presa a Roma. Dove la strategia giallorossa per bloccare il centrodestra a tre punte è incagliata sui tempi e i modi dell'accordo.

Le fonti del Movimento escludono «almeno nell'immediato» un'alleanza vera e propria. Tradotto: se ne riparla nel 2020, quando gli equilibri nazionali con i dem si saranno stabilizzati. Nonostante il Pd, ad esempio in Umbria dove si voterà il 27 ottobre, stia tentando i grillini con la presentazione di un candidato di impronta civica. Più probabile, nelle tre regioni, un «patto di desistenza» non scritto, con il M5s che non spingerà sull'acceleratore in campagna elettorale contro gli alleati di governo che hanno molte più chances di battere il centrodestra. C'è poi un altro punto, esplicitato dagli stellati con malcelato fastidio: «In Umbria e in Calabria, dove i governatori del Pd sono stati colpiti da inchieste giudiziarie, sarebbe impossibile far digerire un'alleanza agli attivisti, anche se con candidati diversi».

Intanto a Roma, nel nuovo quartier generale della Farnesina, ieri Luigi Di Maio ha riunito i ministri del M5s per fare il punto della situazione.

Focus sul programma di governo e sui provvedimenti rimasti appesi a causa della crisi agostana.

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