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Quel patto di ferro tra i "quattro amici al bar". A ciascuno un ruolo nella farsa del Campidoglio

Il primo cittadino ci ha messo la faccia mentre Frongia, Marra e Romeo tramavano

Quel patto di ferro tra i "quattro amici al bar". A ciascuno un ruolo nella farsa del Campidoglio

Roma - Lei era la gatta sul tetto che scotta, lui il diametro del «Raggio Magico». Ora anche gli amici grillini provano a cambiare le carte in tavola. «Salvatore Romeo aveva solo una gran paura di morire», così stipulava polizze vita con la stessa facilità con cui i vegani acquistano tofu. E come mai due di queste assicurazioni avevano come beneficiaria Virginia Raggi? Perché lei starebbe ai Cinque Stelle di Grillo come Sandra Milo stava al Psi di Craxi. Solo che l'attrice non ha mai fatto la sindaca. Virginia invece Roma l'ha conquistata. Ma questa storia della «gattamorta grillina» non convince i magistrati che due giorni fa l'hanno interrogata per 8 ore. Convince di più il teorema dei quattro amici al bar (dal nome della chat in mano ai pm). Tre amici e un'amica, decisi a salire sulla funivia per fare tutti insieme un bel salto di qualità. E mettere le mani sulla città. La storia della funivia Casalotti-Battistini non fa parte di quest'inchiesta, ma è un'immagine che aiuta a capire il cortocircuito che si sarebbe scatenato a Roma. Perché «farlo strano» fa parte del sistema comunicativo pentastellato. Però i quattro amici al bar avevano altri progetti e metodi diversamente originali per raggiungere il Campidoglio. Stesso obiettivo, profili diversi. Salvatore Romeo, per esempio, è l'archetipo del perfetto grillino. Ha 51 anni, è un impiegato del Comune di Roma dal 1999. E dal 1999 è convinto di saperne di più di qualsiasi sindaco. Con Virginia va a nozze, e diventa capo della segreteria politica: triplica lo stipendio e ringrazia la sindaca. Mollata alla Garbatella l'ex fidanzata Alessandra Bonaccorsi, Romeo s'è messo a fare il casting ai nuovi assessori. Con lui, in giuria, c'è anche Raffaele Marra. Ex ufficiale della Guardia di Finanza, ex pilota e top-gun represso, 45 anni, «laurea in Giurisprudenza, un'altra in Economia e Commercio e una terza in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria». Sembra il pezzo forte della «combriccola». Un amico vescovo lo presenta all'ex sindaco Gianni Alemanno e così inizia la scalata alla burocrazia capitolina. Raggi lo piazza sulla poltrona di vice capo di gabinetto, scoppia la rivolta interna, e l'ex Fiamme Gialle va a fare il capo del Personale. Può andar bene per aiutare il fratello Renato, anche se Raffaele rimpiange i tempi in cui guidava il dipartimento delle Politiche abitative, perché il mattone gli è sempre piaciuto. Infatti finisce in galera, per corruzione, accusato di essersi fatto comprare casa da Sergio Scarpellini, quello che i grillini definivano l'immobiliarista della casta. Serve però un terzo amico, uno scudo un più, un altro duro e puro, almeno all'apparenza. È Daniele Frongia, nato 44 anni fa nel quartiere Appio Tuscolano, laurea in Statistica, dipendente dell'Istat. Eletto in assemblea capitolina diventa subito la spalla della consigliera Raggi, tanto che qualcuno parla di una loro «relazione». Ma è Salvatore Romeo che a gennaio indica Virginia quale beneficiaria di due polizze vita e sulla causale scrive «relazione sentimentale». Poi smentisce la relazione, ma un filo rosso che tiene uniti i quattro amici c'è: tutti usano l'altro e si fanno usare. Serve un viso pulito? Ecco la candidata perfetta. Serve un altro che abbia amici ricchi? Ci pensa l'ex finanziere. Per parlare alla gente ci sono Romeo e Frongia, che avevano fatto a gara, anche per presentare Raffaele a Virginia. La storia dei nuovi padroni di Roma sembra già finita. Virginia la gattamorta, con quel sorriso da Marina La Rosa, li ha conquistati tutti. Il marito, perché c'è un marito e si chiama Andrea Severini, scrive su Facebook e scherza sui soldi a disposizione della famiglia: «Non siamo messi benissimo». Lei invece non scherza e ripete: «Non mi dimetto. Basta gossip, Roma deve rinascere».

Evviva Sandra Milo, a prescindere.

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