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Il patto del panettone

Berlusconi apre: "Salvini premier del centrodestra? Ci penso. Lui goleador, io regista". E rassicura gli azzurri: "Non mollo. Per la democrazia sono pronto all'estremo sacrificio"

Il patto del panettone

Fino ad oggi ogni delfino che Berlusconi ha negli anni battezzato è finito inesorabilmente spiaggiato, una circostanza che potrebbe suscitare nel segretario della Lega qualche perplessità. Questa volta, però, le differenze rispetto al passato sono tante, a partire dal fatto che Salvini non viene da Forza Italia e che gli equilibri interni all'area di centrodestra sono in movimento come mai era accaduto prima. Una delle ragioni, forse, che hanno portato l'ex premier a tessere le lodi dell'altro Matteo, quello del Carroccio che ha appena fatto il pieno di voti in Emilia-Romagna. Un'apertura di credito non da poco. Una sorta di semi-incoronazione, un quasi patto del Panettone per un tandem azzurro-verde. Perché - spiega Berlusconi - Salvini «è bravo a fare gol» ma «ha bisogno di una squadra dietro». E la Lega non lo è ancora. Il leader di Forza Italia, invece, si dice pronto a fare non solo il regista, ma anche il capitano.

Un modo per lasciare intendere che il giovane segretario del Carroccio è sì bravo, ma probabilmente non ancora pronto a vestire i panni dell'anti-Renzi. Non solo per un fattore per così dire «umano», perché far digerire ai dirigenti azzurri e all'elettorato di Forza Italia un «centravanti» che veste la maglietta verde-padano non è proprio un gioco da ragazzi. Ma pure perché il limite territoriale ha un peso che non può essere trascurato. Questa tornata elettorale che per un verso ha consacrato Salvini in Emilia-Romagna, racconta infatti anche un'altra storia. Quella, cioè, di una Lega che in Calabria non si è neanche presentata perché avrebbe probabilmente fatto fatica a raccogliere le firme per le liste elettorali. Insomma, per quanto sia avanzato il progetto dell'allargamento su scala nazionale con l'imminente lancio della Lega dei Popoli, resta il limite di una «prima punta» che sotto Roma fa fatica ad andare a rete. Non un dettaglio se si pensa che in primavera si voterà in ben sette regioni: tra queste ci sono Campania e Puglia che da sole contano oltre otto milioni di elettori.

Ecco perché - questa volta forse davvero - quella delle primarie potrebbe essere una via su cui ragionare.

L'unica strada attraverso cui Salvini potrebbe costruirsi una legittimazione: politica, rispetto all'elettorato moderato del centrodestra, e territoriale, rispetto a tutto ciò che sta sotto la linea del Tevere.

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