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Il Pd avalla la riforma 5s: resta stop a prescrizione

Bonafede e Orlando a colloquio: c'è l'accordo per non toccare la riforma della giustizia voluta dai 5 Stelle. Resta lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio

Il Pd avalla la riforma 5s: resta stop a prescrizione

Solo un paio di settimane fa per Andrea Orlando era impensabile prendere "per buono un testo che è stato costruito da due forze politiche che non ci coinvolsero minimamente, e di cui una era la Lega". Eppure oggi il vicesegreario Pd ed ex Guardasigilli ha avallato praticamente senza toccarla la riforma della Giustizia dei grillini.

L'intesa è arrivata dopo vertice con il nuovo ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e con il premier Giuseppe Conte. Resta quindi lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio (sarà in vigore dal gennaio 2020) e le norme che porteranno al dimezzamento dei tempi dei processi (con una durata massima di 4 anni per quelli penali, che diventa media per i procedimenti civili).

Cambiano anche le regole per il Consiglio superiore della magistratura, con un nuovo regime di "incompatibilità" per spezzare i legami tra politica e toghe e mettere fine alle degenerazioni correntizie che hanno portato allo scandalo che ha coinvolto Palamara. L'unica "divergenza", invece, è quella sull'ipotesi di riformare il sistema elettorale per il Csm introducendo un 'sorteggio', sia pur limitato a una fase, per i togati che siederanno in Consiglio.

Non si parla - almeno per ora - di intercettazioni. Una riforma era stata varata proprio da Orlando, ma Bonafede, appena insediatosi a via Arenula, l'aveva bloccata bollandola come "legge bavaglio".

Eppure ora i due vanno "d'amore e d'accordo" e il clima sul tema della giustizia sembra decisamente collaborativo. "Ai propositi evanescenti di 'pseudo rivoluzione' si accompagna una sola, vergognosa certezza: il Pd, pur di avere accesso alle 500 nomine governative, non esiterà a ratificare la norma più incostituzionale degli ultimi anni, quella che, cancellando la prescrizione, travolge la ragionevole durata del processo e, in barba all'articolo 111 della Costituzione, condanna gli italiani all'ergastolo processuale", accusa Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), "Una raffazzonata riforma endo-procedimentale non potrà mai essere capace di sopperire ai seri investimenti strutturali sul personale e sulla logistica giudiziaria di cui vi è assoluta necessità. A meno che per fare prima (e male) non si faccia strage dei diritti e delle garanzie dei cittadini ancor più di quanto non sia già stato fatto: e sarebbe davvero difficile...

".

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