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Il Pd crolla nei sondaggi Primo colpo anti Renzi: indagato il finanziatore

Dem giù del 3% e in lite coi 5s sui candidati in Umbria. Nei guai l'ex presidente di Open

Il Pd crolla nei sondaggi Primo colpo anti Renzi: indagato il finanziatore

Primo colpo per il nuovo partito di Renzi. La Procura di Firenze indaga l'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open, la cassaforte della Leopolda renziana che negli anni ha raccolto 6,6 milioni di euro per finanziare la Leopolda e l'ascesa politica di Matteo Renzi. Bianchi è indagato per traffico di influenze illecite, il suo studio è stato perquisito alla presenza del procuratore aggiunto Luca Turco, titolare dell'inchiesta.

Se per i renziani le brutte notizie arrivano dal fronte giudiziario, per il Pd sono i sondaggi a non sorridere. Le ultime rilevazioni registrano per il Pd yn calo del 3 %. Il partito, guidato da Nicola Zingaretti, passa dal 23 % (settimana scorsa) al 20,2 di ieri: meno 2,8 % in sette giorni. Tra la prima e la seconda rilevazione si è consumata la scissione della fronda renziana che ha dato vita al movimento politico Italia Viva. Ma non decolla nemmeno la creatura renziana che si ferma al 3,4%. La Lega si conferma primo partito con il 33,1 per cento. Numeri che arrivano dal sondaggio EMG Acqua presentato ieri ad Agorà, su Raitre. Il M5S otterrebbe il 18, per cento delle preferenze, Fratelli d'Italia il 7,3 per cento, Forza Italia il 7,0 per cento. Seguono Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, col 3,4 per cento, Più Europa col 2,7 per cento, La Sinistra 2 al per cento. I numeri dicono che il centrodestra avrebbe il 47,4 per cento dei consensi, mentre il Centrosinistra più il M5s arriverebbe al 46,3 per cento. I dem pagano, dunque, il primo scotto in termini di consenso dopo la scissione. Oltre all'emorragia di parlamentari portati via nei nuovi gruppi dall'ex premier. Tra addii e ingressi da segnalare l'approdo in casa dem dell'ex alfaniana Beatrice Lorenzin. Un Pd che vive con difficoltà l'avvio dell'alleanza con il M5S. E non solo per l'addio di Renzi. Ieri è tornato a farsi sentire Alessandro di Battista che ha sparato contro i democratici.

Il prossimo ostacolo, per testare la tenuta dell'alleanza Pd-Cinque stelle, sarà il voto in Umbria. E la strada appare già in salita. Entro oggi Pd e M5s proveranno a trovare una mediazione su un nome condiviso che possa essere sostenuto da entrambe le formazioni come candidato governatore alle prossime regionali in Umbria. Si cerca il profilo di un professionista di alto livello, che sia espressione della società civile, capace di pescare anche tra i voti dei moderati e delle Pmi, e possa riunire attorno a se una lista civica che vada oltre gli steccati dei singoli partiti. Altrimenti, senza intesa, ciascuno correrà autonomamente alle urne del 27 ottobre, che saranno valutate inevitabilmente come un primo testo del nuovo governo a maggioranza giallorossa.

Ieri il deputato umbro a 5 Stelle Filippo Gallinella ha lanciato il profilo di Stefania Proietti, sindaca di Assisi, come candidata più idonea. Un nome che tra i dem, a quanto trapela, verrebbe considerato «legittimo e dignitoso» ma forse non sufficientemente all'altezza della sfida. Però è arrivato lo stop esplicito da parte del Nazareno: «I sindaci devono concludere il loro mandato».

Walter Verini, commissario Pd in Umbria, vede ancora margini per un'intesa: «Con M5S c'è una comune volontà di lavorare fino all'ultimo momento utile per una convergenza innanzitutto sui programma».

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